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Dubbi grammaticali e di pronuncia

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aurelius843
view post Posted on 24/6/2011, 14:47     +1   -1




Ciao a tutti

Studio il latino da autodidatta e ho dei dubbi sull'accento :wacko:

1) La parola alicui (dativo di aliquis) si pronuncia àlicui? A quanto so (ma potrei sbagliarmi) il gruppo finale -ui in questa parola è un dittongo e dunque la pronuncia dovrebbe essere sdrucciola

2) Il genitivo di dies, diei, ha il simbolo della vocale lunga sia sulla e che sulla i finali, quindi la pronuncia è dièi? Lo stesso caso si ritrova in progeniei... In generale si può dire che se un gruppo di due vocali ha almeno una vocale lunga non può essere mai dittongo? Oppure non è detto che sia così?

3) Arietis, genitivo di aries, ha la e breve. Si pronuncia arìetis? Oppure àrietis perché la i che precede la e è semiconsonantica? Ci sono dizionari che indicano se la i è vocalica o semiconsonantica oppure bisogna saperlo caso per caso?

Gratias vobis ago

Valete

 
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view post Posted on 24/6/2011, 19:05     +1   -1
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Ciao! :) Come vedi mi esprimo banalmente in italiano.
Ce ne fossero, di allievi non autodidatti che si pongono i tuoi problemi!
Invece pronunciano come capita, ed è una cosa irritantissima.

Ad ogni modo, tu poni il dito su una antica piaga.
Vediamo perché.

1) La pronuncia di alicui è controversa: in effetti -ui è dittongo, la i che lo precede è breve, e quindi la pronuncia corretta sarebbe àlicui.
Il guaio è che in questo modo la parola, malamente pronunciata in italiano, è uguale identica ad àliqui: e questo non va assolutamente bene.
Così è entrata nell'uso scolastico la pronuncia alìcui, che non è corretta, ma ha il pregio di far distinguere a colpo sicuro le due voci.
Come si dovrebbe fare?
Semplice (in teoria): pronunciare àli-cu-i, scandendo bene il -cu- e facendo sentire che NON si tratta della labiovelare qu-.
In pratica non funziona così bene: ma almeno provarci... -_-

2) La pronuncia esatta di diei è in effetti dièi: semplicemente perché esiste una regola che dice che se la finale -ei è preceduta da consonante, la e è breve, mentre se è preceduta da vocale è lunga. Questo è probabilmente (ma non te lo dò per certo) riconducibile a quello che dici tu, ovvero che se una delle due vocali è lunga non si tratta di un dittongo (regola però inesistente in greco, in cui esistono i cosiddetti "dittonghi impropri").

3) La pronuncia di arietis è in effetti arìetis: "ie", semplicemente, non è dittongo (la i dev'essere in seconda posizione perché si tratti di un dittongo) e questo configura un tipico iato. Si tratta quindi di due sillabe diverse.

Spero di esserti stata utile, nonostante i casi che hai citato siano in effetti spinosi.

Edited by Arianna… - 24/6/2011, 22:19
 
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aurelius843
view post Posted on 25/6/2011, 13:12     +1   -1




Grazie mille per la risposta. :)

CITAZIONE
2) La pronuncia esatta di diei è in effetti dièi: semplicemente perché esiste una regola che dice che se la finale -ei è preceduta da consonante, la e è breve, mentre se è preceduta da vocale è lunga.

Non conoscevo la regola del gruppo -ei finale che non compare né in Urbis et orbis lingua né in Familia romana :angry:. Certo, dire progenièi mi suona un po' strano ma basterà abituarsi.

CITAZIONE
3) La pronuncia di arietis è in effetti arìetis: "ie", semplicemente, non è dittongo (la i dev'essere in seconda posizione perché si tratti di un dittongo) e questo configura un tipico iato. Si tratta quindi di due sillabe diverse.

Per quanto riguarda il punto 3), forse non mi sono spiegato bene. So anch'io che -ie non può essere dittongo. Il mio dubbio è un altro: mi pare di aver letto (ma forse mi sbaglio) che ci sono dei casi in cui la -i- è semiconsonantica e non può avere l'accento.
Per esempio nella parola adiuvo la -u- è breve. La pronuncia è adìuvo? Oppure la -i- è trattata come una consonante e diventa àdiuvo in quanto parola non di quattro ma di tre sillabe? E la parola viola (il fiore) che ha la -o- breve, si pronuncia vìola, oppure viòla perché è di due sillabe?
Al di là di questi casi specifici, esistono casi in cui vale la regola che ho detto (i semiconsonantica = niente accento) oppure questa regola non esiste e la -i- può sempre costituire una sillaba (al di là ovviamente dei dittonghi)?

 
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view post Posted on 25/6/2011, 13:46     +1   -1
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Sì, ho capito il tuo problema, e per questo dicevo che è una questione spinosa... ^_^

La pronuncia di adiuvo è àdiuvo (quindi adjuvo).
La pronuncia di viola dovrebbe proprio essere l'orrendo vìola...
Sono due sillabe.

Non credo ci sia una regola, o se c'è (mea culpa) non l'ho mai trovata nei libri; mi sono sempre arrangiata caso per caso... :unsure:


P.S.: è impossibile che la regola della -ei finale non ci sia su Urbis et orbis lingua!
Controlla sotto la quinta declinazione: c'è di sicuro.
 
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view post Posted on 25/6/2011, 14:06     +1   -1
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Alt! Però, aspetta... :huh:

ora che ci penso, -io- non è dttongo!
Mentre -iu- sì.

Intanto può essere questa la differenza, no?
Nel senso che in un dittongo la i e la u in prima posizione sono PER FORZA semiconsonanti.
 
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aurelius843
view post Posted on 26/6/2011, 13:30     +1   -1




Avevi ragione, ho trovato la regola di -ei finale in una piccola nota di Urbis et orbis lingua. Mi era sfuggita. :rolleyes:

CITAZIONE
ora che ci penso, -io- non è dttongo!
Mentre -iu- sì.

Nelle primissime pagine del solito Urbis et orbis ho trovato come esempio di -i- semiconsonantica la parola jocus (scritta appunto con la i lunga). Dunque anche -io- può essere dittongo...
Non è strano che i dizionari non abbiano pensato a questo problema della distinzione tra iato e dittongo?

Avevo dei dubbi anche su alcune altre voci:
- nelle voci del presente come distribuit e nei preteriti come retinuit il gruppo -ui è iato? Io dico distrìbuit e retìnuit, è corretto?
- il dativo di exercitus è pronunciato exercìtui? e iam si dice iàm?
- eumque e euntibus hanno l'accento sulla -e- o sulla -u-?
 
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view post Posted on 26/6/2011, 17:24     +1   -1
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Più che essere dittongo, la j di jocus ha probabilmente un'etimologia diversa da una -i- vera e propria: il greco conserva ad esempio tracce del cosiddetto jod, diverso nella grafia e nella pronuncia dallo iota (che sarebbe la i): il che dovrebbe essere un'eredità dell'indo-europeo, la fantomatica lingua originaria dalla quale sarebbero derivate tutte le lingue dette, appunto, indo-europee.
Non si sa come venisse pronunciato lo jod, ma c'è chi pensa che fosse proprio quello semiconsonantico che troviamo nella grafia arcaica di josa, ajuto etc.
Nella fattispecie, "iocus" (o jocus, secondo una grafia obsoleta) deriverebbe da una radice *jak che è quella del gettare.

Quanto a "viola", la sua etimologia non è chiara, ma basta che pensi al suo "gemello" greco: ἴων (ìon), derivante a sua volta da ϝίων (vìon), in cui i- (vi-) è il tema e -on è la desinenza: è evidente, a questo punto, che non si tratta di un dittongo e che la i non è semiconsonantica, dal momento che costituisce addirittura il tema della parola.

Ti dò però ragione sul fatto che i dizionari dovrebbero essere più chiari in proposito.

Dovresti procurarti un buon dizionario etimologico: ad esempio il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, ed. Dante Alighieri.
Ora esiste anche nella versione on line; te la segnalo:
www.etimo.it/?pag=hom

CITAZIONE
Avevo dei dubbi anche su alcune altre voci:
- nelle voci del presente come distribuit e nei preteriti come retinuit il gruppo -ui è iato? Io dico distrìbuit e retìnuit, è corretto?
- il dativo di exercitus è pronunciato exercìtui? e iam si dice iàm?
- eumque e euntibus hanno l'accento sulla -e- o sulla -u-?

- la tua pronuncia è corretta: si dice distrìbuit e retìnuit. Sì, è iato, perché la u fa parte del tema e la i della desinenza;

- giusto anche exercìtui, per la stessa ragione detta sopra; ed è corretto anche iàm, dove invece la i è semiconsonantica (non per nulla in italiano è diventato "già");

- si dice eùmque ed eùntibus, sempre per il solito motivo: e- è il tema del verbo, -um e -untibus sono desinenze.
 
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aurelius843
view post Posted on 27/6/2011, 12:41     +1   -1




CITAZIONE
- la tua pronuncia è corretta: si dice distrìbuit e retìnuit. Sì, è iato, perché la u fa parte del tema e la i della desinenza;

- giusto anche exercìtui, per la stessa ragione detta sopra; ed è corretto anche iàm, dove invece la i è semiconsonantica (non per nulla in italiano è diventato "già");

- si dice eùmque ed eùntibus, sempre per il solito motivo: e- è il tema del verbo, -um e -untibus sono desinenze.

Grazie per le tue delucidazioni. Semper tibi gratus ero in saecula saeculorum. :lol:
Credo di aver capito che se l'incontro di due vocali avviene all'interno del paradigma di una parola, si può essere sicuri che si tratta di iato.

CITAZIONE
Più che essere dittongo, la j di jocus ha probabilmente un'etimologia diversa da una -i- vera e propria

Sapevo già che -io non è un dittongo come ad esempio -ai e si definisce dittongo ascendente, infatti Urbis et orbis riporta solo i dittonghi discendenti, immagino perché in quelli ascendenti il primo suono in realtà non è una vocale.
Però non capisco la distinzione che fai tra -iu e -io. Perché dici che il primo è dittongo e il secondo no? Iulius e iocus non presentano lo stesso fenomeno (-i- consonante + vocale accentata)?

Esistono in latino delle parole con -u- semiconsonante? Ho provato a pensarci ma non me ne è venuta in mente neanche una. Forse esistono solo nella pronuncia classica, come vagire letto uagire...?

CITAZIONE
Dovresti procurarti un buon dizionario etimologico

Se ho ben capito la pronuncia greca delle vocali mi dovrebbe dare la certezza su come pronunciare lo stesso nesso vocalico in latino... o comunque un'indicazione.
Mi sa che in caso di dubbi approfitterò di questo forum. ;)


 
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view post Posted on 27/6/2011, 20:04     +1   -1
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CITAZIONE
Sapevo già che -io non è un dittongo come ad esempio -ai e si definisce dittongo ascendente, infatti Urbis et orbis riporta solo i dittonghi discendenti, immagino perché in quelli ascendenti il primo suono in realtà non è una vocale.
Però non capisco la distinzione che fai tra -iu e -io. Perché dici che il primo è dittongo e il secondo no? Iulius e iocus non presentano lo stesso fenomeno (-i- consonante + vocale accentata)?

Perché nei dittonghi latini (e greci) la i e la u devono essere in seconda posizione, non in prima!
I dittonghi latini sono solo questi:

ae, oe, au, ui, uu, ei, eu, yi (raro)

e i primi due sono eccezioni apparenti, dal momento che con ogni probabilità si pronunciavano ai e oi.

Tu dirai che -iu- non è nell'elenco. Vero, ma la u è in seconda posizione, se non altro...

CITAZIONE
Esistono in latino delle parole con -u- semiconsonante? Ho provato a pensarci ma non me ne è venuta in mente neanche una. Forse esistono solo nella pronuncia classica, come vagire letto uagire...?

Hai colto nel segno: il problema è proprio il fatto che noi italiani (sbagliando) pronunciamo v quello che nel latino classico (e nella cosiddetta restituta) si pronunciava u: ed era appunto una u semiconsonantica.
 
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aurelius843
view post Posted on 27/6/2011, 21:31     +1   -1




CITAZIONE
Tu dirai che -iu- non è nell'elenco. Vero, ma la u è in seconda posizione, se non altro...

A me -iu continua a sembrare più simile a -io di iocus o -ia di iam mentre -au e -eu mi suonano completamente diversi per la posizione dell'accento. -_-

CITAZIONE
Hai colto nel segno: il problema è proprio il fatto che noi italiani (sbagliando) pronunciamo v quello che nel latino classico (e nella cosiddetta restituta) si pronunciava u: ed era appunto una u semiconsonantica.

E' possibile definire "sbagliata" la pronuncia medievale? In generale, quando si tratta di fatti linguistici, io eviterei di usare le parole "giusto" e "sbagliato". Una pronuncia storica è semplicemente un fatto culturale legato a una determinata tradizione.
Casomai possiamo discutere i vantaggi dell'una e dell'altra e dire che la pronuncia classica ha una diffusione internazionale a differenza della nostra.
 
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view post Posted on 27/6/2011, 22:18     +1   -1
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Circa la prima osservazione, posso solo dirti che le regole non le ho fatte io...

Circa la seconda, invece, è senz'altro il caso di dire che quella pronuncia è sbagliata: nel senso che i latini, in epoca classica, NON pronunciavano affatto così (con la cosiddetta pronuncia ecclesiastica).

Possiamo usare correttamente anche l'ecclesiastica, ma in relazione a testi medioevali; o perlomeno posteriori al IV secolo d.C.
 
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aurelius843
view post Posted on 28/6/2011, 12:28     +1   -1




E' chiaro che i latini dell'epoca classica non usavano la pronuncia ecclesiastica e in questo senso capisco il tuo discorso.

Quello che volevo dire è che se è discutibile leggere un testo classico con la nostra pronuncia tradizionale, è altrettanto discutibile leggerne uno medievale con la pronuncia classica (e tu infatti accenni proprio a questo).
Questo intendevo: una pronuncia è corretta in base alla tradizione che si prende in considerazione.

Da quello che dici mi sembra di capire che nelle scuole si insegnano entrambe le pronunce. :blink: E' così? Io pensavo che la restituta fosse un fenomeno di nicchia...

Per quanto riguarda la mia scelta, io per il momento studio con la pronuncia ecclesiastica ma non escludo di imparare in futuro anche l'altra (a proposito, nella classica i dittonghi -ae e -oe si pronunciano così oppure -ai e -oi come accennavi in precedenza?).
Sinceramente non riesco a prendere posizione a favore dell'una o dell'altra. L'ecclesiastica è una pronuncia tarda ma è un fatto linguistico vivo, la pronuncia classica è più vicina al latino dei grandi autori però probabilmente così com'è non è mai stata parlata da nessuno. A me sembra una lotta ad armi pari. :unsure:
 
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view post Posted on 28/6/2011, 18:36     +1   -1
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Vedo che sei molto equilibrato. :)
In generale la penso come te.

Abbiamo DOZZINE di polemiche su questo argomento nel forum (uno dei polemisti più convinti è Raziel ^_^), ma è una questione di lana caprina.

Il guaio è che siamo (noi italiani) gli unici al mondo ad usare la pronuncia ecclesiastica.
Questo è il vero problema.
L'abbiamo per così dire nel DNA.
Infatti a scuola si insegna prima di tutto quella, e POI (e non dappertutto) la restituta.

Probabilmente la pronuncia di -ae- e -oe- era proprio, alla greca, -ai- e -oi-, ma non ne avremo mai la certezza.
Pensa però alla latinizzazione del titolo menandreo Ἀδελφοί (Adelphòi), che in Terenzio è diventato Adelphoe: la logica vuole che, se è stato traslitterato così, il dittongo -oe si pronunciasse come in greco, -oi.
E se Caesar è diventato il tedesco Kaiser, se ne deduce la stessa cosa per -ae-.
 
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aurelius843
view post Posted on 28/6/2011, 20:25     +1   -1




CITAZIONE
Il guaio è che siamo (noi italiani) gli unici al mondo ad usare la pronuncia ecclesiastica.

Ma se un latinista tedesco legge un testo tardo o medievale, utilizza sempre la restituta? Oppure una variante "locale" del latino medievale? (Mi rendo conto che per le lingue non romanze la situazione è un po' diversa.)

CITAZIONE
Probabilmente la pronuncia di -ae- e -oe- era proprio, alla greca, -ai- e -oi-, ma non ne avremo mai la certezza.

Ma se volessi un giorno imparare la restituta, dovrei dire -ae o -ai? Come pronunciano gli insegnanti che usano la pronuncia classica?

Mi è venuto un altro dubbio: io pronuncio le parole come dummodo, etenim, quamobrem applicando la legge della penultima, senza tener conto che sono parole composte. E' corretto?
Forse anche questo è uno di quei problemi spinosi per i quali non è facile dare un'indicazione sicura... :)
 
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view post Posted on 28/6/2011, 22:42     +1   -1
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Come pronuncino i latinisti tedeschi il latino medioevale non ti saprei proprio dire...
Suppongo alla tedesca! ^_^
(Cioè male -_-).
Credo però che il latino, nel Medioevo, conoscesse già diverse varianti di pronuncia nelle varie zone d'Europa...

Gli insegnanti italiani, in genere, in restituta pronunciano -àe (secondo me sbagliando).

Circa le parole composte, si pronunciano applicando la legge della penultima, ma - che io sappia - non quamobrem: in questo caso la si pronuncia come se le tre parole fossero staccate.
Quindi:
dùmmodo
ètenim
ma
quamobrèm.

Così almeno si usa fare.
 
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