Riguardo alla ricostruzione della pronuncia classica del latino (quella di Cesare e Cicerone per intendersi) esistono ben 7 ordini di prove.
a) Testimonianze dirette dei grammatici latini;
b) Testimonianze indirette degli scrittori latini (tipo giochi di parole
che acquistano un senso solo ammettendo per ipotesi una
determinata pronunzia), penso ad un tale nominato da Cicerone, Cicirrus, che aveva tale nome in forza della sua voce stridula DA GALLO (e infatti in osco kikirrus significa proprio galletto), possibile che la gente lo chiamasse Cicirro? Forse all'epoca i galli facevano cicciriccì, ma ne dubito;
c) Iscrizioni ad opera di scalpellini incolti: gli evidenti errori
riportati possono essere molto interessanti agli occhi dei
linguisti (un linguista che non conoscesse l'italiano potrebbe
senz'altro dedurre che nella nostra lingua "qu/cu" hanno esattamente
lo stesso suono e che "h" è muta dal fatto banale che alcuni italiani
illetterati scrivono "squola/scuola" e "ho preso/o preso",
deducendo poi che la scrittura "corretta" - dal punto di vista
fonetico (nota bene) sono esattamente equivalenti - è pura
convenzione dotta;
d) Trascrizioni dal greco al latino e dal latino al greco (molto
importanti), ad esempio la prima parola che mi viene in mente cognosco latina e gignoskoo greca (scusate non ho i font greci ma non penso abbiate problemi), come si pronuciano? In greco si adotta l'erasmiana, che pur non esattamente attico è una approssimazione abbastanza buona, certo più della ecclesiastica;
e) Prestiti latini antichi in altre lingue (non solo il germanico, ma
soprattutto il germanico): certe evoluzioni subite da determinate
parole di evidente origine latina secondo regole proprie di lingue
aliene devono necessariamente presuppore che il prestito
originario fosse pronunciato in un certo modo. Arianna faceva l'esempio più noto, ma io farò l'esempio di Cella, in latino classico cantina. Ebbene in tedesco passò oltrereno nel I secolo ed oggi abbiamo Keller come esito per indicare la cantina, quando Cella, pronunciata come in italiano, divenne la cella dei monaci, e passò in Germania con altro significato, divenne Zeller, poiché i tedeschi non hanno un suono vicino alla nostra C palatale (come non l'avevano i romani antichi);
f) Considerazioni di analisi comparata indoeuropea, è spinoso parlare di lingua indoeuropea mancando qualsiasi documentazione, ma linguisti più bravi di me li hanno fatto comparando le lingue indoeuropee, e credo si possa dar loro credito;
g) Considerazioni di analisi comparata romanza.
I primi punti cinque punti erano a disposizione già degli umanisti, ai quali infatti non sfuggirono (opera di sulla pronuncia di greco e latino Erasmo da Rotterdam), purtroppo però da noi la forza della chiesa è sempre stata troppo forte, sul latino è l'ultimo dei nostri problemi, ma sicuramente anch'esso è un indice, tant'è che in nessun paese d'europa, nemmeno in Romania, si usa l'ecclesiastica. Un caso? possibile, ma non credo alle coincidenze.
In ultima analisi, non dico per non sbagliare, poiché erano gli stessi latini a sbagliare (sbagliano anche gli italiani nel parlare italiano standard), ma per avere una pronuncia attendibile, dovremmo fare come tutto il mondo, ed usare la restituta. O altrimenti, si dica chiaramente che in Italia non si studia il latino di Cicerone e Virgilio, ma il latino da Sant'Agostino in poi, in quanto paese semiconfessionale abbiamo obbrobrio delle opere laiche e macchiate di paganesimo, e riteniamo più utili quelle cristiane adatte alla salvazione dell'anima.
Ma insegnando la pronuncia ecclesiastica e sperare poi di imparare il latino è come parlare l'inglese mantenendo la pronuncia italiana delle parole, la gente viene giustamente irrisa quando lo fa, dovrebbe essere lo stesso per latino (ed infatti lo è quando latinisti italiani, o semplici studenti per erasmus, vanno all'estero, ma finché non ci sbattono è difficile capire).