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Plutarco

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view post Posted on 28/1/2009, 12:52     +1   -1
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Clodio s'introduce in casa di Cesare travestito da donna

Il giovane Publio Clodio Pulcro è disposto a tutto pur di sedurre Pompea, la moglie di Cesare.

Ἦν Κλώδιος ἀνὴρ εὐγενής, τῇ μὲν ἡλικίᾳ νέος, τῷ δὲ φρονήματι θρασὺς καὶ αὐθάδης. Οὗτος ἐρῶν Πομπηίας τῆς Καίσαρος γυναικός, εἰς τὴν οἰκίαν αὐτοῦ παρεισῆλθε κρύφα, λαβὼν ἐσθῆτα καὶ σκευὴν ψαλτρίας: ἔθυον γὰρ ἐν τῇ Καίσαρος οἰκίᾳ τὴν ἀπόρρητον ἐκείνην καὶ ἀθέατον ἀνδράσι θυσίαν (1) αἱ γυναῖκες, καὶ παρῆν ἀνὴρ οὐδείς: ἀλλὰ μειράκιον ὢν ἔτι καὶ μήπω γενειῶν ὁ Κλώδιος ἤλπιζε λήσεσθαι διαδὺς πρὸς τὴν Πομπηίαν διὰ τῶν γυναικῶν. Ὡς δ' εἰσῆλθε νυκτὸς εἰς οἰκίαν μεγάλην, ἠπόρει τῶν διόδων, καὶ πλανώμενον αὐτὸν ἰδοῦσα θεραπαινὶς Αὐρηλίας τῆς Καίσαρος μητρός, ᾔτησεν ὄνομα. Φθέγξασθαι δ' ἀναγκασθέντος αὐτοῦ καὶ φήσαντος ἀκόλουθον Πομπηίας ζητεῖν Ἄβραν τοὔνομα, συνεῖσα τὴν φωνὴν οὐ γυναικείαν οὖσαν ἀνέκραγε καὶ συνεκάλει τὰς γυναῖκας. Αἱ δ' ἀποκλείσασαι τὰς θύρας καὶ πάντα διερευνώμεναι, λαμβάνουσι τὸν Κλώδιον εἰς οἴκημα παιδίσκης ᾗ συνεισῆλθε καταπεφευγότα.

(Vita di Cicerone)

(1) Si tratta dei misteri della dea Bona, riservati alle sole donne.

TRADUZIONE:
SPOILER (click to view)
Clodio era un nobile, di giovane età, ma di indole arrogante e presuntuosa (1). Questi, innamorato di Pompea, moglie di Cesare, si introdusse furtivamente in casa sua (= di Cesare), con strumento e abiti da suonatrice di cetra (2): infatti nella casa di Cesare le donne celebravano quel sacrificio segreto al quale gli uomini non possono assistere (3), e non c'era nessun uomo; sennonché, essendo un giovinetto ancora imberbe (4), Clodio sperava di raggiungere Pompea di nascosto intrufolandosi (5) tra le donne. Ma, siccome si era introdotto (6) di notte in una grande casa, non conosceva i passaggi, ed una servetta di Aurelia, la madre di Cesare, avendolo visto vagabondare, (gli) chiese il (suo) nome. Poiché Clodio fu (così) costretto a parlare e disse che stava cercando un'ancella di Pompea di nome Abra, (la servetta), accortasi che la voce non era da donna, si mise a gridare e a chiamare (7) le (altre) donne: e queste, chiuse le porte e rovistando dappertutto (8), sorpresero Clodio che si era rifugiato in una camera di una servetta con cui (vi) era entrato.

(1) Un uomo nobile, giovane di età, ma arrogante e presuntuoso per indole; (2) avendo preso veste e apparato di una citarista; (3) segreto e non visibile per gli uomini; (4) essendo ancora un giovinetto e non avendo ancora la barba; (5) sperava di sfuggire essendosi introdotto da Pompea; (6) introdusse; (7) gridò e chiamava; (8) esplorando tutto.


Edited by Arianna... - 4/7/2009, 19:13
 
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view post Posted on 18/5/2009, 00:17     +1   -1
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Come si può mangiare carne? **

Plutarco, vegetariano convinto, esprime qui tutto il suo raccapriccio per la pratica della "sarcofagia" (il cibarsi di carne).

Σὺ μὲν ἐρωτᾷς τίνι λόγῳ Πυθαγόρας ἀπείχετο σαρκοφαγίας, ἐγὼ δὲ θαυμάζω καὶ τίνι πάθει καὶ ποίᾳ ψυχῇ ὁ πρῶτος ἄνθρωπος ἥψατο φόνου στόματι καὶ τεθνηκότος ζῴου χείλεσι προσήψατο σαρκός, καὶ νεκρῶν σωμάτων καὶ ἑώλων προθέμενος τραπέζας, ὄψα καὶ τρυφὰς προσέτι εἶπεν τὰ μικρὸν ἔμπροσθεν βρυχώμενα μέρη καὶ φθεγγόμενα καὶ κινούμενα καὶ βλέποντα· πῶς ἡ ὄψις ὑπέμεινε τὸν φόνον σφαζομένων δερομένων διαμελιζομένων, πῶς ἡ ὄσφρησις ἤνεγκε τὴν ἀποφοράν, πῶς τὴν γεῦσιν οὐκ ἀπέστρεψεν ὁ μολυσμὸς ἑλκῶν ψαύουσαν ἀλλοτρίων καὶ τραυμάτων θανασίμων χυμοὺς καὶ ἰχῶρας ἀπολαμβάνουσαν. "εἷρπον μὲν ῥινοί, κρέα δ' ἀμφ' ὀβελοῖς ἐμεμύκει / ὀπταλέα τε καὶ ὠμά, βοῶν δ' ὣς γίγνετο φωνή" (1)· τοῦτο πλάσμα καὶ μῦθός ἐστι, τὸ δέ γε δεῖπνον ἀληθῶς τερατῶδες· τούτων ἔδει ζητεῖν τὸν πρῶτον ἀρξάμενον, οὐ τὸν ὀψὲ παυσάμενον.

(De esu carnium)

(1) Citazione di Omero, Odissea XII 395-6.

Traduzione:

SPOILER (click to view)
Tu mi chiedi in base a quale ragionamento Pitagora si sia astenuto dal mangiare carne, io invece mi domando con meraviglia con quale disposizione, con quale animo il primo uomo abbia toccato con la bocca il sangue e abbia sfiorato con le labbra la carne di un animale morto, ed imbandendo le tavole con cadaveri e simulacri senza vita, abbia per di più chiamato 'cibi e prelibatezze' quelle membra che poco prima muggivano, gridavano e si muovevano e vedevano; come poté la vista sopportare [sopportò] l'uccisione di (esseri che venivano) sgozzati, scorticati, fatti a pezzi, come l'olfatto resse il fetore, come la contaminazione non ripugnò al gusto, che toccava le piaghe di altri (esseri viventi) e beveva gli umori e il sangue di ferite letali. "Le pelli strisciavano, le carni intorno agli spiedi muggivano, cotte e crude, e c'era come un suono di vacche". Questa è finzione e favola, ma il pasto (descritto) è veramente mostruoso: si dovrebbe cercare chi per primo ha dato inizio a queste cose, e non chi, più tardi, ha smesso (di farlo)!


Edited by Arianna... - 5/2/2010, 16:25
 
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view post Posted on 4/7/2009, 00:55     +1   -1
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Alcibiade si avvicina a Socrate ***

Alcibiade, corteggiato da innumerevoli amanti a causa della sua straordinaria bellezza, finisce per avvicinarsi a Socrate, il solo che abbia a cuore la sua anima.

῎Ηδη δὲ πολλῶν καὶ γενναίων ἀθροιζομένων καὶ περιεπόντων, οἱ μὲν ἄλλοι καταφανεῖς ἦσαν τὴν λαμπρότητα τῆς ὥρας ἐκπεπληγμένοι καὶ θεραπεύοντες, ὁ δὲ Σωκράτους ἔρως μέγα μαρτύριον ἦν τῆς ἀρετῆς καὶ εὐφυΐας τοῦ παιδός, ἣν ἐμφαινομένην τῷ εἴδει καὶ διαλάμπουσαν ἐνορῶν, οἷος ἦν ἀμύνειν καὶ μὴ περιορᾶν ὡς φυτὸν ἐν ἄνθει τὸν οἰκεῖον καρπὸν ἀποβάλλον καὶ διαφθεῖρον. Ἀλκιβιάδης εὐθὺς ἐξ ἀρχῆς θρυπτόμενος, ὅμως ὑπ᾽ εὐφυΐας ἐγνώρισε Σωκράτη καὶ προσήκατο, διασχὼν τοὺς πλουσίους καὶ ἐνδόξους ἐραστάς. Ταχὺ δὲ ποιησάμενος συνήθη, καὶ λόγων ἀκούσας οὐχ ἡδονὴν ἄνανδρον ἐραστοῦ θηρεύοντος, οὐδὲ φιλημάτων καὶ ψαύσεως προσαιτοῦντος, ἀλλ᾽ ἐλέγχοντος τὸ σαθρὸν τῆς ψυχῆς αὐτοῦ καὶ πιεζοῦντος τὸν κενὸν καὶ ἀνόητον τῦφον, τὸ Σωκράτους ἡγήσατο πρᾶγμα τῷ ὄντι θεῶν ὑπηρεσίαν εἰς νέων ἐπιμέλειαν εἶναι καὶ σωτηρίαν, ὥστε θαυμάζειν ἅπαντας ὁρῶντας αὐτὸν Σωκράτει μὲν συνδειπνοῦντα καὶ συμπαλαίοντα καὶ συσκηνοῦντα, τοῖς δ᾽ ἄλλοις ἐρασταῖς χαλεπὸν ὄντα καὶ δυσχείρωτον, ἐνίοις δὲ καὶ παντάπασι σοβαρῶς προσφερόμενον.

(Vita di Alcibiade)


Traduzione:
SPOILER (click to view)
Poiché ormai molti e nobili (individui) si raccoglievano (intorno ad Alcibiade) e (lo) trattavano con riguardo, era evidente che gli altri restavano colpiti [gli altri erano evidenti essere stati colpiti] dallo splendore della (sua) giovinezza e (per questo) lo corteggiavano, mentre l'amore di Socrate era una chiara testimonianza della virtù e della buona inclinazione naturale del giovane, e (Socrate), notando che essa traspariva e brillava [vedendo trasparire e brillare la quale] nella (sua) bellezza, fu pronto a [era capace di] proteggerlo e a non tollerare che perdesse o lasciasse avvizzire (1) il proprio frutto come una pianta in fiore. Alcibiade, (benché) subito viziato fin dall'inizio, tuttavia, grazie alla sua indole sana, scoprì Socrate e gli si accostò (2), allontanandosi dai (suoi) ricchi e illustri amanti. Resolo in breve (suo) amico, e dando retta alle parole di quell'amante che non cercava un piacere effeminato, né domandava baci e carezze, ma gli contestava il marcio della sua anima e reprimeva la (sua) vuota e sciocca vanità, ritenne che l'operato di Socrate fosse veramente [τῷ ὄντι] un aiuto da parte degli dèi per la cura e la salvaguardia dei giovani, tanto che tutti si meravigliavano a vederlo dividere i pasti con Socrate, esercitarsi con lui nella lotta e accoglierlo nella sua tenda, mentre con gli altri spasimanti era duro e scortese, e con alcuni, poi, si comportava in modo assolutamente arrogante.

(1) Participio predicativo dell'oggetto; (2) προσήκατο = aoristo medio indicativo, 3a sing., da προσίημι.


Edited by Helettra - 8/7/2009, 21:18
 
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Helettra
view post Posted on 14/7/2009, 10:40     +1   -1




La figura di Demostene **

Plutarco difende qui la figura di Demostene dall'accusa di incoerenza mossagli dallo storico Teopompo.

Λαβὼν δὲ τῆς πολιτείας καλὴν ὑπόθεσιν τὴν πρὸς Φίλιππον ὑπὲρ τῶν Ἑλλήνων δικαιολογίαν, καὶ πρὸς ταύτην ἀγωνιζόμενος ἀξίως, ταχὺ δόξαν ἔσχε καὶ περίβλεπτος ὑπὸ τῶν λόγων ἤρθη καὶ τῆς παρρησίας, ὥστε θαυμάζεσθαι μὲν ἐν τῇ Ἑλλάδι, θεραπεύεσθαι δ' ὑπὸ τοῦ μεγάλου βασιλέως, πλεῖστον δ' αὐτοῦ λόγον εἶναι παρὰ τῷ Φιλίππῳ τῶν δημαγωγούντων, ὁμολογεῖν δὲ καὶ τοὺς ἀπεχθανομένους, ὅτι πρὸς ἔνδοξον αὐτοῖς ἄνθρωπον ὁ ἀγών ἐστι. καὶ γὰρ Αἰσχίνης καὶ Ὑπερείδης τοιαῦτα περὶ αὐτοῦ κατηγοροῦντες εἰρήκασιν. Ὅθεν οὐκ οἶδ' ὅπως παρέστη Θεοπόμπῳ λέγειν, αὐτὸν ἀβέβαιον τῷ τρόπῳ γεγονέναι καὶ μήτε πράγμασι μήτ' ἀνθρώποις πολὺν χρόνον τοῖς αὐτοῖς ἐπιμένειν δυνάμενον. φαίνεται γάρ, εἰς ἣν ἀπ' ἀρχῆς τῶν πραγμάτων μερίδα καὶ τάξιν αὑτὸν ἐν τῇ πολιτείᾳ κατέστησε, ταύτην ἄχρι τέλους διαφυλάξας καὶ οὐ μόνον ἐν τῷ βίῳ μὴ μεταβαλόμενος, ἀλλὰ καὶ τὸν βίον ἐπὶ τῷ μὴ μεταβαλέσθαι προέμενος.

Plutarco

Traduzione:
SPOILER (click to view)
(Demostene), scelta la difesa dei Greci contro Filippo [il giusto parlare in difesa dei Greci contro Filippo] come nobile linea politica (1) e lottando strenuamente per questo, (ben) presto ottenne la fama e fu portato alla gloria [fu innalzato famoso] dai suoi discorsi e dalla sua libertà di parola, tanto che era ammirato in (tutta) la Grecia, era tenuto in considerazione dal Gran Re (= re di Persia) e Filippo stimava soprattutto lui [e presso Filippo c'era moltissima considerazione di lui] fra i capipopolo (di Atene), e perfino quelli che lo detestavano erano concordi (nel dire) che lottavano [a loro la lotta era] contro un uomo ben degno di fama. Infatti anche Eschine e Iperìde hanno detto cose del genere sul suo conto, (pur) accusandolo. Perciò io non so come sia saltato in mente a Teopompo di affermare che egli sia stato di carattere instabile e che non riuscisse a rimanere fedele per molto tempo né agli impegni presi [alle cose] né alle persone. E' infatti evidente che (egli) mantenne (2) fino alla fine la linea politica [delle cose] e la posizione di [nel] governo cui aveva aderito fin dall'inizio (3), e non solo non cambiò atteggiamento durante la vita, ma addirittura perse (4) la vita pur di non cambiarlo.

(1) Nota la posizione predicativa di ὑπόθεσιν, che ci fa capire che non è l'oggetto di λαβών: l'oggetto è infatti τὴν... δικαιολογίαν; in generale ricordati che tra due accusativi, di cui uno con l'articolo e l'altro senza, il complemento oggetto è quello con l'articolo; (2) tipico participio predicativo in dipendenza da φαίνεται; anche μεταβαλόμενος e προέμενος lo sono; scarica qui la scheda sul participio e studia bene la parte sul participio predicativo; (3) c'è prolessi (= anticipazione) della relativa; ricostruisci e traduci così il periodo: φαίνεται γάρ διαφυλάξας ἄχρι τέλους ταύτην μερίδα τῶν πραγμάτων καὶ τάξιν ἐν τῇ πολιτείᾳ εἰς ἣν αὑτὸν ἀπ' ἀρχῆς κατέστησε; (4) participio aoristo III medio da προίημι.

Ed ecco una traduzione più "libera":
Scelta, quindi, la difesa del popolo greco contro la figura di Filippo quale nobile punto fermo della linea politica da seguire, si impegnò strenuamente per raggiungere il suo scopo e divenne ben presto famoso: a renderlo illustre contribuirono i suoi discorsi e la piena libertà di parola, al punto che in Grecia lo si ammirava, il Gran Re corteggiava il suo talento e anche Filippo lo stimava moltissimo, più di quanto facesse con gli altri capipopolo di Atene. Persino i suoi avversari riconoscevano di doversela vedere in tribunale con un uomo ormai famoso: ce lo testimoniano, pur muovendogli accuse, gli stessi Eschine e Iperide. Perciò, non so proprio come a Teopompo sia saltato in mente di dire che Demostene avesse un carattere instabile e totalmente incapace di tener fede per lungo tempo a un'amicizia o ad un impegno preso; al contrario, sino alla fine dei suoi giorni, mantenne inalterata la scelta politica fatta in gioventù e conservò la posizione raggiunta nel governo dello Stato: anzi, si può dire che non solo non cambiò bandiera nel corso della sua esistenza, ma addirittura rinunciò a vivere per non essere costretto a tradire i suoi ideali.
 
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view post Posted on 5/10/2009, 00:50     +1   -1
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Ultime parole di Pericle **

Pericle, colpito dalla peste, sta per morire ed i suoi congiunti rievocano commossi i suoi meriti; ma il grande statista interviene e li corregge.

Ἤδη δὲ πρὸς τῷ τελευτᾶν ὄντος αὐτοῦ, περικαθήμενοι τῶν πολιτῶν οἱ βέλτιστοι καὶ τῶν φίλων οἱ περιόντες λόγον ἐποιοῦντο τῆς ἀρετῆς καὶ τῆς δυνάμεως, ὅση γένοιτο, καὶ τὰς πράξεις ἀνεμετροῦντο καὶ τῶν τροπαίων τὸ πλῆθος· ἐννέα γὰρ ἦν ἃ στρατηγῶν καὶ νικῶν ἔστησεν ὑπὲρ τῆς πόλεως. Ταῦτα, ὡς οὐκέτι συνιέντος, ἀλλὰ καθῃρημένου τὴν αἴσθησιν αὐτοῦ, διελέγοντο πρὸς ἀλλήλους· ὁ δὲ πᾶσιν ἐτύγχανε τὸν νοῦν προσεσχηκώς, καὶ φθεγξάμενος εἰς μέσον ἔφη θαυμάζειν ὅτι ταῦτα μὲν ἐπαινοῦσιν αὐτοῦ καὶ μνημονεύουσιν, ἃ καὶ πρὸς τύχην ἐστὶ κοινὰ καὶ γέγονεν ἤδη πολλοῖς στρατηγοῖς, τὸ δὲ κάλλιστον καὶ μέγιστον οὐ λέγουσιν. “Οὐδεὶς γάρ,” ἔφη, “δι᾽ ἐμὲ τῶν ὄντων Ἀθηναίων μέλαν ἱμάτιον περιεβάλετο.”

Plutarco, Vita di Pericle

Traduzione:

SPOILER (click to view)
Quando egli era ormai in punto di morte, i più influenti fra i cittadini ed i superstiti fra gli amici, seduti intorno (a lui), facevano menzione del (suo) valore e della (sua) potenza, (dicendo) quanto erano state grandi (1), ed enumeravano le (sue) imprese e la (gran) quantità dei trofei: nove infatti erano quelli che, conducendo campagne militari e vincendo, aveva innalzato per la città. Dicevano queste cose gli uni agli altri come se lui non capisse più, ma fosse privo di conoscenza; ed invece egli era stato attento (2) a tutto, e intervenendo in mezzo (ai loro discorsi) disse che si stupiva che lodassero di lui e ricordassero queste cose, che capitano spesso (3) anche per caso e che erano successe già a molti strateghi, mentre non dicevano la cosa più bella e più importante: "Nessuno infatti, - disse - fra quanti sono (cittadini) ateniesi, si è vestito a lutto (4) per causa mia".

(1) Lett. è singolare; (2) si trovava ad avere rivolto la mente; (3) sono comuni; (4) indossò una veste nera.
 
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view post Posted on 24/11/2009, 18:29     +1   -1
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Il teatro di Euripide salva gli Ateniesi prigionieri a Siracusa **

413 a.C.: dopo il disastro di Siracusa gli Ateniesi sono stati fatti prigionieri e gettati a morire nelle latomie (cave di pietra); ma i Siracusani amano a tal punto la poesia di Euripide, da salvare la vita a coloro che ne conoscono a memoria alcuni brani.

Τῶν δ' Ἀθηναίων οἱ μὲν πλεῖστοι διεφθάρησαν ἐν ταῖς λατομίαις ὑπὸ νόσου καὶ διαίτης πονηρᾶς, εἰς ἡμέραν ἑκάστην κοτύλας δύο κριθῶν λαμβάνοντες καὶ μίαν ὕδατος, οὐκ ὀλίγοι δ' ἐπράθησαν διακλαπέντες ἢ καὶ διαλαθόντες ὡς οἰκέται. Καὶ τούτους ὡς οἰκέτας ἐπώλουν στίζοντες ἵππον εἰς τὸ μέτωπον· ἀλλ' ἦσαν οἱ καὶ τοῦτο πρὸς τῷ δουλεύειν ὑπομένοντες. Ἐβοήθει δὲ τούτοις ἥ τ' αἰδὼς καὶ τὸ κόσμιον· ἢ γὰρ ἠλευθεροῦντο ταχέως, ἢ τιμώμενοι παρέμενον τοῖς κεκτημένοις. Ἔνιοι δὲ καὶ δι'Εὐριπίδην ἐσώθησαν. Μάλιστα γὰρ ὡς ἔοικε τῶν ἐκτὸς Ἑλλήνων ἐπόθησαν αὐτοῦ τὴν μοῦσαν οἱ περὶ Σικελίαν, καὶ μικρὰ τῶν ἀφικνουμένων ἑκάστοτε δείγματα καὶ γεύματα κομιζόντων ἐκμανθάνοντες ἀγαπητῶς μετεδίδοσαν ἀλλήλοις. Τότε γοῦν φασι τῶν σωθέντων οἴκαδε συχνοὺς ἀσπάζεσθαί τε τὸν Εὐριπίδην φιλοφρόνως, καὶ διηγεῖσθαι τοὺς μὲν ὅτι δουλεύοντες ἀφείθησαν, ἐκδιδάξαντες ὅσα τῶν ἐκείνου ποιημάτων ἐμέμνηντο, τοὺς δ' ὅτι πλανώμενοι μετὰ τὴν μάχην τροφῆς καὶ ὕδατος μετελάμβανον τῶν μελῶν ᾄσαντες. Οὐ δεῖ δὴ θαυμάζειν ὅτι τοὺς Καυνίους φασὶ πλοίου προσφερομένου τοῖς λιμέσιν ὑπὸ λῃστρίδων διωκομένου μὴ δέχεσθαι τὸ πρῶτον, ἀλλ' ἀπείργειν, εἶτα μέντοι διαπυνθανομένους εἰ γιγνώσκουσιν ᾄσματα τῶν Εὐριπίδου, φησάντων δ' ἐκείνων, οὕτω παρεῖναι καὶ συγκαταγαγεῖν τὸ πλοῖον.

Plutarco, Vita di Nicia

Traduzione:

SPOILER (click to view)
La maggior parte degli Ateniesi morì nelle latomie di malattia e per il vitto scadente, dal momento che ricevevano ogni giorno due tazze di orzo ed una sola di acqua, e non pochi furono venduti dopo essere rimasti nascosti o anche dopo essersi spacciati per schiavi. E li vendevano come schiavi marchiando (loro) un cavallo sulla fronte: sì, c'era anche chi sopportava questo (affronto), oltre all'essere schiavo. Li aiutava però il (loro) senso del pudore e del decoro: infatti, o venivano presto liberati, o rimanevano presso chi li aveva acquistati, tenuti in (grande) considerazione. Alcuni poi si salvarono anche grazie ad Euripide. Infatti, a quanto pare, fra quelli al di fuori della Grecia, i Siciliani erano particolarmente sensibili alla [desiderarono la] sua musa, e poiché coloro che arrivavano (in Sicilia) portavano ogni volta piccoli brani e saggi (della sua poesia), imparandoli a memoria se li trasmettevano con amore gli uni agli altri. Dicono che allora appunto parecchi dei superstiti, (tornati) in patria, salutarono Euripide con affetto, e alcuni raccontarono che erano stati liberati dalla schiavitù dopo avere insegnato tutto ciò che ricordavano a memoria delle sue poesie, altri che, mentre vagavano dopo la battaglia, avevano ricevuto cibo ed acqua dopo aver cantato (qualcuna) delle sue melodie. Non bisogna dunque stupirsi del fatto che dicano che (i Siracusani) sulle prime non accolsero i Caunii, quando una (loro) nave si avvicinò al porto (di Siracusa) inseguita dai pirati, anzi (li) respinsero, ma poi, quando chiesero (ai Caunii) se conoscessero canti di Euripide, e quelli risposero (di sì), a quel punto fecero entrare la nave e (la) accompagnarono in (porto).

Traduzione in inglese (dal sito Perseus):

Most of the Athenians perished in the stone quarries of disease and evil fare, their daily rations being a pint of barley meal and a half-pint of water; but not a few were stolen away and sold into slavery, or succeeded in passing themselves off for serving men. These, when they were sold, were branded in the forehead with the mark of a horse - yes, there were some freemen who actually suffered this indignity in addition to their servitude. But even these were helped by their restrained and decorous bearing; some were speedily set free, and some remained with their masters in positions of honor. Some also were saved for the sake of Euripides. For the Sicilians, it would seem, more than any other Hellenes outside the home land, had a yearning fondness for his poetry. They were forever learning by heart the little specimens and morsels of it which visitors brought them from time to time, and imparting them to one another with fond delight. In the present case, at any rate, they say that many Athenians who reached home in safety greeted Euripides with affectionate hearts, and recounted to him, some that they had been set free from slavery for rehearsing what they remembered of his works; and some that when they were roaming about after the final battle they had received food and drink for singing some of his choral hymns. Surely, then, one need not wonder at the story that the Caunians, when a vessel of theirs would have put in at the harbor of Syracuse to escape pursuit by pirates, were not admitted at first, but kept outside, until, on being asked if they knew any songs of Euripides, they declared that they did indeed, and were for this reason suffered to bring their vessel safely in.


Edited by Arianna… - 31/3/2010, 10:33
 
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La vita va affrontata "con filosofia" **

Evidentemente la locuzione "prenderla con filosofia" non è solo moderna: la troviamo già in questo brano di Plutarco tratto dai Moralia, sia pure in un'accezione meno banale di quella odierna, che bene esprime la visione della vita equilibrata e saggia dell'autore.

Ὥσπερ οὖν ἐν κωμῳδίᾳ τις ἠτυχηκότα φίλον θαρρεῖν καὶ τὴν τύχην ἀμύνεσθαι παρακαλῶν, ἐρομένου ‘τίνα τρόπον;’ ἀποκρίνεται ‘φιλοσόφως’, οὕτω καὶ ἡμεῖς αὐτὴν ἀμυνώμεθα φιλοσοφοῦντες ἀξίως· τὸν Δία δὲ πῶς ὕοντα; τὸν βορέαν δὲ πῶς; Πῦρ ζητοῦμεν βαλανεῖον ἱμάτιον στέγην· καὶ γὰρ οὐχ ὑόμενοι καθήμεθ' οὐδὲ κλαίομεν. Καὶ σοὶ τοίνυν παρ' ὁντιναοῦν ἔστι τὸ κατεψυγμένον τοῦτο τοῦ βίου μέρος ἀναζωπυρεῖν καὶ ἀναθάλπειν ἑτέρων βοηθημάτων μὴ δεόμενον ἀλλὰ χρώμενον εὐλογίστως τοῖς παροῦσιν. Αἱ μὲν γὰρ ἰατρικαὶ σικύαι τὸ φαυλότατον ἐκ τοῦ σώματος ἀναλαμβάνουσαι κουφίζουσι καὶ σῴζουσι τὸ λοιπόν, οἱ δὲ φιλόλυποι καὶ φιλαίτιοι τῷ τὰ χείριστα τῶν ἰδίων συνάγειν ἀεὶ καὶ διαλογίζεσθαι καὶ προστετηκέναι τοῖς ἀνιαροῖς ἄχρηστα καὶ τὰ χρήσιμα ποιοῦσιν ἑαυτοῖς, ἐν ᾧ μάλιστα καιρῷ βοηθεῖν πέφυκε.

Plutarco, De exilio

Traduzione:

SPOILER (click to view)
Come dunque in una commedia uno, esortando un amico caduto in disgrazia a farsi forza e a difendersi dalla sorte, se (costui) (gli) chiede (1) "In che modo?" risponde "(Prendendola) con filosofia", così anche noi dobbiamo difenderci (2) da essa prendendo le cose con la giusta dose di filosofia (3); "come (ci difendiamo) dalla pioggia che cade [da Zeus che fa piovere]? E come dal vento del nord?" Cerchiamo del fuoco, un bagno (caldo), una veste, un riparo [tetto]; non è che ce ne stiamo seduti a piangere sotto la pioggia [e infatti non sediamo e piangiamo bagnati dalla pioggia]. Anche a te, dunque, come a chiunque (4), è possibile [ἔστι = ἔξεστι] ravvivare e riscaldare questo periodo gelido della vita senza bisogno di aiuti altrui, ma usando in modo intelligente le cose che hai [presenti]. Infatti i salassi [le ventose] dei medici, togliendo la parte più debole del [dal] corpo, alleggeriscono e salvano il resto, mentre quelli che si piangono addosso e sono sempre pronti a criticare, per il fatto (stesso) di portarsi sempre appresso le peggiori fra le proprie esperienze e di parlarne e di crogiolarsi [essersi consumati] nelle amarezze, rendono inefficaci per sé anche le cose utili, (proprio) nel momento in cui (5) potrebbero [possono] naturalmente fornire il massimo aiuto.

(1) Genitivo assoluto il cui soggetto sottinteso è l'amico; (2) congiuntivo esortativo; lett.: "difendiamoci"; (3) filosofando in modo degno; (4) piuttosto strana questa espressione; letteralmente: "anche a te presso chiunque"; (5) ἐν ᾧ μάλιστα καιρῷ = ἐν τῷ καιρῷ ἐν ᾧ μάλιστα.

Ecco anche una traduzione in inglese tratta da questo sito:

As, then, in the comedy a character who is urging an unfortunate friend to take heart and make a stand against Fortune, when asked, "How?" replies, "like a philosopher," so let us too make a stand against her by playing the philosopher worthily. But how are we to face "Zeus when he pours down rain? And how the North Wind?" Why, we look for a fire, a bath-house, a cloak, a roof: in a rainstorm we do not sit idle or lament. You too, then, are as able as any man to revive this chilled portion of your life and restore it to warmth: you need no further resources; it is enough to use wisely those you have. For whereas the cupping-glasses of physicians, by drawing out of the body its most worthless elements, relieve and preserve the rest, lovers of gift and fault-finding, by constantly collecting and counting up what is worst in their lot, and by getting absorbed in their troubles, make even the most useful things in it useless for themselves at the moment when these would naturally afford the greatest help.
 
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Prodigi che precedettero la nascita di Alessandro **

Filippo rimase sbalordito di fronte ai prodigi che accompagnarono il concepimento di Alessandro, tanto da raffreddarsi molto nei confronti della moglie Olimpiade.

Λέγεται δὲ Φίλιππος ἐν Σαμοθρᾴκῃ τῇ Ὀλυμπιάδι συμμυηθείς, αὐτός τε μειράκιον ὢν ἔτι κἀκείνης παιδὸς ὀρφανῆς γονέων ἐρασθῆναι, καὶ τὸν γάμον οὕτως ἁρμόσαι, πείσας τὸν ἀδελφὸν αὐτῆς Ἀρύββαν. Ἡ μὲν οὖν νύμφη πρὸ τῆς νυκτός, ᾗ συνείρχθησαν εἰς τὸν θάλαμον, ἔδοξε βροντῆς γενομένης ἐμπεσεῖν αὐτῆς τῇ γαστρὶ κεραυνόν, ἐκ δὲ τῆς πληγῆς πολὺ πῦρ ἀναφθέν, εἶτα ῥηγνύμενον εἰς φλόγας πάντῃ φερομένας διαλυθῆναι. Ὁ δὲ Φίλιππος ὑστέρῳ χρόνῳ μετὰ τὸν γάμον εἶδεν ὄναρ αὑτὸν ἐπιβάλλοντα σφραγῖδα τῇ γαστρὶ τῆς γυναικός· ἡ δὲ γλυφὴ τῆς σφραγῖδος ὡς ᾤετο λέοντος εἶχεν εἰκόνα. Τῶν δ' ἄλλων μάντεων ὑφορωμένων τὴν ὄψιν, ὡς ἀκριβεστέρας φυλακῆς δεομένων τῷ Φιλίππῳ τῶν περὶ τὸν γάμον, Ἀρίστανδρος ὁ Τελμησσεὺς κύειν ἔφη τὴν ἄνθρωπον· οὐθὲν γὰρ ἀποσφραγίζεσθαι τῶν κενῶν· καὶ κύειν παῖδα θυμοειδῆ καὶ λεοντώδη τὴν φύσιν. Ὤφθη δέ ποτε καὶ δράκων κοιμωμένης τῆς Ὀλυμπιάδος παρεκτεταμένος τῷ σώματι, καὶ τοῦτο μάλιστα τοῦ Φιλίππου τὸν ἔρωτα καὶ τὰς φιλοφροσύνας ἀμαυρῶσαι λέγουσιν, ὡς μηδὲ φοιτᾶν ἔτι πολλάκις παρ' αὐτὴν ἀναπαυσόμενον, εἴτε δείσαντά τινας μαγείας ἐπ' αὐτῷ καὶ φάρμακα τῆς γυναικός, εἴτε τὴν ὁμιλίαν ὡς κρείττονι συνούσης ἀφοσιούμενον.

Plutarco, Vita di Alessandro

Traduzione:

SPOILER (click to view)
Si dice che Filippo, iniziato ai misteri (1) a Samotracia insieme ad Olimpiade quando egli stesso era ancora adolescente e lei una ragazzina orfana dei genitori, se ne innamorò, e così combinò il matrimonio dopo avere convinto suo fratello Aribba. Dunque la fidanzata, la vigilia della prima notte di nozze [prima della notte in cui furono rinchiusi (2) nel talamo nuziale], sognò [ebbe l'impressione] che, scoppiato un tuono, un fulmine le cadesse in grembo, e che un grande fuoco, acceso (3) dal colpo, spezzandosi poi in (diverse) fiamme sparse dappertutto, (alla fine) si estinguesse. Filippo inoltre, (qualche) tempo dopo le nozze, sognò [vide un sogno] che metteva un sigillo al ventre della moglie: e l'incisione del sigillo, secondo la sua impressione [come pensava], raffigurava [aveva l'immagine di] un leone. E mentre gli altri indovini sospettavano della visione, (pensando) che (4) la situazione coniugale di Filippo [le cose intorno al matrimonio per Filippo] necessitasse di più attenta sorveglianza, Aristandro di Telmesso disse che la donna [τὴν ἄνθρωπον, femminile] era incinta: infatti non si sigillano le cose vuote [non si sigilla nessuna delle cose vuote; οὐθέν = οὐδέν]; e (disse) che era incinta di un bambino coraggioso e simile ad un leone nel carattere. Una volta poi, mentre Olimpiade dormiva, fu anche visto un serpente disteso (5) accanto al (suo) corpo, e dicono che soprattutto questo smorzò la passione e l'affetto di Filippo, tanto che [ὡς = ὥστε] non si recava neppure più spesso da lei per dormire, sia che temesse qualche incantesimo e dei malefìci della donna contro di lui, sia che cercasse di evitare la (sua) compagnia, convinto che lei avesse rapporti (4) con un (essere) superiore.

(1) συμμυηθείς: part. aor. passivo, N.M.S., da συμμυέω; (2) συνείρχθησαν: 3a pl. ind. aor. passivo da συνείργω o συνέργω; (3) ἀναφθέν: part. aor. passivo, N.N.S., da ἀνάπτω; (4) tipico ὡς + participio (o genitivo assoluto) con valore di causale soggettiva: si rende con locuzioni tipo "pensando che", "convinto/a che" o simili; (5) παρεκτεταμένος: part. perf. m.-p., N.M.S., da παρεκτείνω.


Una traduzione in inglese:

His father Philip, being in Samothrace, when he was quite young, fell in love there with Olympias, in company with whom he was initiated in the religious ceremonies of the country, and her father and mother being both dead, soon after, with the consent of her brother Arymbas, he married her. The night before the consummation of their marriage, she dreamed that a thunderbolt fell upon her body, which kindled a great fire, whose divided flames dispersed themselves all about, and then were extinguished. And Philip some time after he was married, dreamt that he sealed up his wife's body with a seal, whose impression, as he fancied, was the figure of a lion. Some of the diviners interpreted this as a warning to Philip to look narrowly to his wife; but Aristander of Telmessus, considering how unusual it was to seal up anything that was empty, assured him the meaning of his dream was, that the queen was with child of a boy, who would one day prove as stout and courageous as a lion. Once, moreover, a serpent was found lying by Olympias as she slept, which more than anything else, it is said, abated Philip's passion for her; and whether he feared her as an enchantress, or thought she had commerce with some god, and so looked on himself as excluded, he was ever after less fond of her conversation.


Edited by Arianna... - 5/2/2010, 16:23
 
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La biografia non è storiografia **

L'inizio della Vita di Alessandro, che apre le Vite parallele, è una sorta di proemio in cui Plutarco, programmaticamente, chiarisce le profonde differenze che intercorrono fra la biografia e la storiografia.

Τὸν Ἀλεξάνδρου τοῦ βασιλέως βίον καὶ τὸν Καίσαρος, ὑφ’ οὗ κατελύθη Πομπήιος, ἐν τούτῳ τῷ βιβλίῳ γράφοντες (1), διὰ τὸ πλῆθος τῶν ὑποκειμένων πράξεων οὐδὲν ἄλλο προεροῦμεν ἢ παραιτησόμεθα τοὺς ἀναγινώσκοντας, ἐὰν μὴ πάντα μηδὲ καθ’ ἕκαστον ἐξειργασμένως τι τῶν περιβοήτων ἀπαγγέλλωμεν, ἀλλ’ ἐπιτέμνοντες τὰ πλεῖστα, μὴ συκοφαντεῖν. Οὔτε γὰρ ἱστορίας γράφομεν, ἀλλὰ βίους, οὔτε ταῖς ἐπιφανεστάταις πράξεσι πάντως ἔνεστι δήλωσις ἀρετῆς ἢ κακίας, ἀλλὰ πρᾶγμα βραχὺ πολλάκις καὶ ῥῆμα καὶ παιδιά τις ἔμφασιν ἤθους ἐποίησε μᾶλλον ἢ μάχαι μυριόνεκροι καὶ παρατάξεις αἱ μέγισται καὶ πολιορκίαι πόλεων. Ὥσπερ οὖν οἱ ζῳγράφοι τὰς ὁμοιότητας ἀπὸ τοῦ προσώπου καὶ τῶν περὶ τὴν ὄψιν εἰδῶν οἷς ἐμφαίνεται τὸ ἦθος ἀναλαμβάνουσιν, ἐλάχιστα τῶν λοιπῶν μερῶν φροντίζοντες, οὕτως ἡμῖν δοτέον εἰς τὰ τῆς ψυχῆς σημεῖα μᾶλλον ἐνδύεσθαι, καὶ διὰ τούτων εἰδοποιεῖν τὸν ἑκάστου βίον, ἐάσαντας ἑτέροις τὰ μεγέθη καὶ τοὺς ἀγῶνας.

Plutarco, Vita di Alessandro

(1) Il soggetto è “noi” = “io” (pluralis maiestatis): Plutarco si esprime infatti in prima persona.

Traduzione:

SPOILER (click to view)
Accingendomi a descrivere (1) in questo libro la vita del re Alessandro e di Cesare, dal quale fu sconfitto Pompeo, data la gran quantità degli avvenimenti che (mi) stanno di fronte, come prefazione non farò nient’altro che pregare (2) i lettori che non me ne vogliano se per caso non riferirò tutto quanto e non (esporrò) in modo dettagliato qualche singolo fatto celebre (3), ma (procederò) per lo più in modo riassuntivo (4). Infatti io non scrivo (5) storie, ma vite, e la manifestazione delle virtù o dei vizi (di un uomo) non è insita in ogni caso nei fatti più appariscenti, anzi, spesso un fatto da poco, un detto, uno scherzo, rivelano un carattere (6) più (di quanto non facciano) battaglie sanguinose (7), gli schieramenti più imponenti e (gli) assedi di città. Come dunque i pittori colgono le somiglianze dal volto e dall’espressione degli occhi (8), dai quali traspare il carattere, curandosi pochissimo delle altre membra, così a noi (biografi) deve (essere) concesso di occuparci piuttosto dei dettagli che rivelano l’anima (9), e attraverso questi ritrarre la vita di ciascuno, lasciando (10) agli altri (= agli storici) le imprese grandiose e le lotte.

(1) Scrivendo (noi); (2) non diremo prima null’altro che pregheremo; (3) qualcuno dei fatti famosi preso singolarmente; (4) riassumendo la maggior parte dei fatti; (5) noi non scriviamo; (6) fa dimostrazione di un carattere (l’aoristo è gnomico); (7) dagli innumerevoli cadaveri; (8) le caratteristiche riguardanti lo sguardo; (9) di penetrare nei segni dell’anima; (10) avendo lasciato.
 
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Il giovane Alcibiade *

Alcibiade è noto per il suo carattere insolente e capriccioso; tuttavia il rapporto con Socrate fu sempre improntato a stima reciproca.

Περικλεῖ δὲ βουλόμενος ἐντυχεῖν, ἐπὶ θύρας ἦλθεν αὐτοῦ. Πυθόμενος δὲ μὴ σχολάζειν, ἀλλὰ σκοπεῖν καθ' ἑαυτὸν ὅπως ἀποδώσει λόγον Ἀθηναίοις, ἀπιὼν ὁ Ἀλκιβιάδης, “Εἶτα” ἔφη “βέλτιον οὐκ ἦν σκοπεῖν αὐτὸν ὅπως οὐκ ἀποδώσει λόγον Ἀθηναίοις;” Ἔτι δὲ μειράκιον ὢν ἐστρατεύσατο τὴν εἰς Ποτείδαιαν στρατείαν, καὶ Σωκράτη σύσκηνον εἶχε καὶ παραστάτην ἐν τοῖς ἀγῶσιν. Ἰσχυρᾶς δὲ γενομένης μάχης ἠρίστευσαν μὲν ἀμφότεροι, τοῦ δ' Ἀλκιβιάδου τραύματι περιπεσόντος ὁ Σωκράτης προέστη καὶ ἤμυνε, καὶ μάλιστα δὴ προδήλως ἔσωσεν αὐτὸν μετὰ τῶν ὅπλων. Ἔτι δὲ τῆς ἐπὶ Δηλίῳ μάχης γενομένης καὶ φευγόντων τῶν Ἀθηναίων, ἔχων ἵππον ὁ Ἀλκιβιάδης, τοῦ δὲ Σωκράτους πεζῇ μετ' ὀλίγων ἀποχωροῦντος, οὐ παρήλασεν ἰδών, ἀλλὰ παρέπεμψε καὶ περιήμυνεν, ἐπικειμένων τῶν πολεμίων καὶ πολλοὺς ἀναιρούντων.

Plutarco, Alcibiade

ESERCIZIO: sottolinea tutti gli aoristi forti.

Traduzione:

SPOILER (click to view)
Volendo incontrarsi con Pericle, si presentò alla sua porta. Saputo che (lo statista) non aveva tempo, ma stava studiando fra sé e sé come presentare agli Ateniesi il bilancio (della sua magistratura), Alcibiade, andandosene, disse: «E non sarebbe (1) meglio che studiasse come non presentarlo, il bilancio agli Ateniesi?». Quand'era ancora giovinetto, prese parte alla spedizione militare contro Potidea, ed aveva Socrate come compagno di tenda e d'armi nelle battaglie. Allorché ci fu un duro scontro, entrambi si distinsero per il valore, e quando Alcibiade cadde a terra per una ferita, Socrate gli si piazzò davanti, lo protesse e lo mise in salvo insieme alle armi, sotto gli occhi di tutti [in modo molto evidente]. In seguito, scoppiata la battaglia di Delio ed essendo gli Ateniesi in rotta, Alcibiade, che aveva un cavallo, mentre Socrate si ritirava a piedi insieme a pochi (compagni), quando lo vide non lo oltrepassò, anzi, gli fece da scorta e lo difese, mentre i nemici incalzavano e facevano strage [uccidevano molti].

(1) Apodosi dell'irrealtà nel presente. Con le locuzioni costituite da εἰμί + un aggettivo neutro (βέλτιον) non si usa ἄν. Ripassa il periodo ipotetico!

SOLUZIONE DELL'ESERCIZIO:
Περικλεῖ δὲ βουλόμενος ἐντυχεῖν, ἐπὶ θύρας ἦλθεν αὐτοῦ. Πυθόμενος δὲ μὴ σχολάζειν, ἀλλὰ σκοπεῖν καθ' ἑαυτὸν ὅπως ἀποδώσει λόγον Ἀθηναίοις, ἀπιὼν ὁ Ἀλκιβιάδης, “Εἶτα” ἔφη “βέλτιον οὐκ ἦν σκοπεῖν αὐτὸν ὅπως οὐκ ἀποδώσει λόγον Ἀθηναίοις;” Ἔτι δὲ μειράκιον ὢν ἐστρατεύσατο τὴν εἰς Ποτείδαιαν στρατείαν, καὶ Σωκράτη σύσκηνον εἶχε καὶ παραστάτην ἐν τοῖς ἀγῶσιν. Ἰσχυρᾶς δὲ γενομένης μάχης ἠρίστευσαν μὲν ἀμφότεροι, τοῦ δ' Ἀλκιβιάδου τραύματι περιπεσόντος ὁ Σωκράτης προέστη καὶ ἤμυνε, καὶ μάλιστα δὴ προδήλως ἔσωσεν αὐτὸν μετὰ τῶν ὅπλων. Ἔτι δὲ τῆς ἐπὶ Δηλίῳ μάχης γενομένης καὶ φευγόντων τῶν Ἀθηναίων, ἔχων ἵππον ὁ Ἀλκιβιάδης, τοῦ δὲ Σωκράτους πεζῇ μετ' ὀλίγων ἀποχωροῦντος, οὐ παρήλασεν ἰδών, ἀλλὰ παρέπεμψε καὶ περιήμυνεν, ἐπικειμένων τῶν πολεμίων καὶ πολλοὺς ἀναιρούντων.


Edited by Arianna… - 13/9/2010, 09:57
 
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La testa di Crasso

La testa del triumviro Crasso, barbaramente ucciso dai Parti dopo la sconfitta di Carre (53 a.C.), viene usata come oggetto scenico durante una replica improvvisata delle Baccanti di Euripide.

Τῆς δὲ κεφαλῆς τοῦ Κράσσου κομισθείσης ἐπὶ θύρας, ἀπηρμέναι μὲν ἦσαν αἱ τράπεζαι, τραγῳδιῶν δ' ὑποκριτὴς Ἰάσων ὄνομα Τραλλιανὸς ᾖδεν Εὐριπίδου Βακχῶν τὰ περὶ τὴν Ἀγαύην. εὐδοκιμοῦντος δ' αὐτοῦ, Σιλάκης ἐπιστὰς τῷ ἀνδρῶνι καὶ προσκυνήσας, προὔβαλεν εἰς μέσον τοῦ Κράσσου τὴν κεφαλήν. Κρότον δὲ τῶν Πάρθων μετὰ χαρᾶς καὶ κραυγῆς ἀραμένων, τὸν μὲν Σιλάκην κατέκλιναν οἱ ὑπηρέται βασιλέως κελεύσαντος, ὁ δ' Ἰάσων τὰ μὲν τοῦ Πενθέως σκευοποιήματα παρέδωκέ τινι τῶν χορευτῶν, τῆς δὲ τοῦ Κράσσου κεφαλῆς λαβόμενος καὶ ἀναβακχεύσας ἐπέραινεν ἐκεῖνα τὰ μέλη μετ'ἐνθουσιασμοῦ καὶ ᾠδῆς "φέρομεν ἐξ ὄρεος ἕλικα νεότομον ἐπὶ μέλαθρα, μακάριον θήραμα". Καὶ ταῦτα μὲν πάντας ἔτερπεν· ᾀδομένων δὲ τῶν ἑξῆς ἀμοιβαίων πρὸς τὸν χορόν ἀναπηδήσας ὁ Ἐξάθρης – ἐτύγχανε γὰρ δειπνῶν – ἀντελαμβάνετο τῆς κεφαλῆς, ὡς αὐτῷ λέγειν ταῦτα μᾶλλον ἢ ἐκείνῳ προσῆκον. Ἡσθεὶς δ' ὁ βασιλεὺς τὸν μὲν οἷς πάτριόν ἐστιν ἐδωρήσατο, τῷ δ' Ἰάσονι τάλαντον ἔδωκεν. Εἰς τοιοῦτόν φασιν ἐξόδιον τὴν Κράσσου στρατηγίαν ὥσπερ τραγῳδίαν τελευτῆσαι.

Plutarco, Vita di Crasso

Traduzione:

Quando la testa di Crasso fu portata sulla soglia, le tavole erano (appena) state tolte, ed un attore tragico [di tragedie] di nome Giàsone, della città di Tralli, stava cantando la (scena) di Agave dalle [delle] Baccanti di Euripide. Siccome riceveva molti apprezzamenti, Silace, entrato nella sala del banchetto e genuflessosi (di fronte al re), gettò in mezzo (alla stanza) la testa di Crasso. Poiché i Parti levarono un applauso fra urla di gioia [con gioia e urlo, endìadi], i servitori fecero sedere [sdraiare] Silace per ordine del re, mentre Giàsone consegnò ad uno dei coreuti il costume di Pènteo, ed afferrata la testa di Crasso e mettendosi a danzare come una baccante eseguì [-iva] con un canto frenetico [con invasamento e canto, endìadi] quella parte lirica (che dice) "portiamo dal monte alla reggia l'edera appena tagliata, una caccia fortunata", e questo divertiva tutti; ma mentre veniva cantato l'amebeo con il coro che segue, Exatre saltato su - infatti si trovava a banchetto - afferrò [-ava] la testa al suo posto (ἀντ-ελαμβάνετο) affermando che (1) pronunciare quelle parole si addiceva più a lui che a quello. Il re, compiaciuto, donò a lui i doni consueti [(ciò) che (presso i Parti) è consuetudine (donare) (2)], mentre a Giasone diede un talento. Con [verso] una simile farsa finale (3) dicono che sia finita la spedizione di Crasso, proprio come una tragedia.

(1) ὡς... προσῆκον: tipico ὡς + participio: come sempre indica o una causale soggettiva o una comparativa ipotetica; in questo caso la prima delle due. Per rendere la soggettività della causa dobbiamo usare perifrasi adeguate: qui la più appropriata è "dicendo che", "affermando che"; (2) costruzione simile al latino dono aliquem aliqua re: alla lettera "dono qualcuno con qualcosa" (οἷς è complemento di mezzo); (3) può anche significare semplicemente "finale", ma è altamente probabile che qui Plutarco, nuovamente latineggiando, alluda all'exodium, la farsa finale che a Roma chiudeva le rappresentazioni tragiche. Naturalmente il termine è amaramente ironico.


Una traduzione in inglese:
When the head of Crassus was brought to the door, the tables were just taken away, and one Jason, a tragic actor, of the town of Tralles, was singing the scene in the Bacchae of Euripides concerning Agave. He was receiving much applause, when Sillaces coming to the room, and having made obeisance to the king, threw down the head of Crassus into the midst of the company. The Parthians receiving it with joy and acclamations, Sillaces, by the king's command, was made to sit down, while Jason handed over the costume of Pentheus to one of the dancers in the chorus, and taking up the head of Crassus, and acting the part of a bacchante in her frenzy, in a rapturous impassioned manner, sang the lyric passages, We've hunted down a mighty chase to-day, And from the mountain bring the noble prey; to the great delight of all the company; but when the verses of the dialogue followed, Exathres, who happened to be there at the supper, started up and would have got the head into his own hands, "for it is my due," said he, "and no man's else." The king was greatly pleased, and gave presents, according to the custom of the Parthians, to them, and to Jason, the actor, a talent. Such was the burlesque that was played, they tell us, as the afterpiece to the tragedy of Crassus's expedition.


Edited by Arianna… - 24/5/2021, 00:48
 
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La maledizione di Esopo **

Esopo rifiuta di distribuire del denaro agli abitanti di Delfi e viene da loro condannato a morte; il dio Apollo li punisce con un flagello che verrà estinto solo dopo molto tempo da Idmone di Samo.

Λέγεται ἐλθεῖν Αἴσωπον, ἔχοντα παρὰ Κροίσου χρυσίον ὅπως τε τῷ θεῷ θύσῃ μεγαλοπρεπῶς καὶ Δελφῶν ἑκάστῳ διανείμῃ μνᾶς τέσσαρας· ὀργῆς δέ τινος, ὡς ἔοικεν, αὐτῷ καὶ διαφορᾶς γενομένης πρὸς τοὺς αὐτόθι τὴν μὲν θυσίαν ἐποιήσατο, τὰ δὲ χρήματ' ἀνέπεμψεν εἰς Σάρδεις, ὡς οὐκ ἀξίων ὄντων ὠφεληθῆναι τῶν ἀνθρώπων· οἱ δὲ συνθέντες αἰτίαν ἐπ' αὐτὸν ἱεροσυλίας ἀπέκτειναν, ὤσαντες ἀπὸ τῆς πέτρας ἐκείνης ἣν Ὑάμπειαν καλοῦσιν. Ἐκ δὲ τούτου λέγεται μηνῖσαν τὸ θεῖον αὐτοῖς ἀφορίαν τε γῆς ἐπαγαγεῖν καὶ νόσων ἀτόπων ἰδέαν πᾶσαν, ὥστε περιιόντας ἐν ταῖς Ἑλληνικαῖς πανηγύρεσι κηρύσσειν καὶ καλεῖν ἀεὶ τὸν βουλόμενον ὑπὲρ Αἰσώπου δίκην λαβεῖν παρ' αὐτῶν. Τρίτῃ δὲ γενεᾷ Σάμιος Ἴδμων ἀφίκετο, γένει μὲν οὐδὲν Αἰσώπῳ προσήκων ἀπόγονος δὲ τῶν πριαμένων αὐτὸν ἐν Σάμῳ γεγονώς· καὶ τούτῳ τινὰς δίκας δόντες οἱ Δελφοὶ τῶν κακῶν ἀπηλλάγησαν.

Plutarco, De sera numinis vindicta

Traduzione:
SPOILER (click to view)
Si dice che Esopo giunse (a Delfi) con [avendo] del denaro da parte di Creso, per sacrificare al dio in modo splendido e per distribuire a ciascuno (degli abitanti) di Delfi quattro mine; ma poiché, a quanto pare, sorse qualche risentimento [ira] e (qualche) dissapore fra lui e gli abitanti del luogo [a lui verso quelli di là], fece (solamente) il sacrificio, ma rimandò a Sardi il denaro, ritenendo gli uomini indegni di ricevere quel beneficio [come se gli uomini non fossero degni di essere beneficati (1)]; allora essi, dopo avere montato contro di lui un'accusa di sacrilegio, (lo) uccisero spingendolo (giù) da quella roccia che chiamano Giampea. Si dice che il dio (= Apollo), adirato per questo, mandò contro la loro terra la sterilità e ogni sorta di malattie mostruose, tanto che (essi), andando in giro per le feste dei Greci, fecero cercare con un bando e convocare chiunque in qualsiasi momento [sempre] volesse ricevere soddisfazione da loro per (la morte di) Esopo. Alla terza generazione giunse da Samo Ìdmone [Ìdmone di Samo], in nessun modo imparentato per stirpe con Esopo, ma che era discendente di coloro che lo avevano comprato a Samo; e gli abitanti di Delfi, dopo avergli reso la giustizia richiesta [una certa giustizia], furono liberato dal flagello [dai mali].

(1) ὡς οὐκ ἀξίων ὄντων = genitivo assoluto con ὡς soggettivante (= "pensando che"); ricordo che ὡς + participio si rende con una causale soggettiva oppure una comparativa ipotetica.

Traduzione in francese (tratta da questo sito):

On raconte qu'Ésope vint à Delphes, de la part de Crésus, avec une grande somme d'argent, pour faire au dieu de ce temple de magnifiques offrandes et distribuer aux habitants quatre mines par tête. Il prit querelle avec eux, et dans le ressentiment qu'il en eut, il fit seulement le sacrifice, et ne croyant pas les Delphiens dignes de la libéralité que Crésus voulait leur faire, il renvoya le reste de l'argent à Sardes. Les habitants de Delphes l'accusèrent de sacrilège, et l'ayant condamné à mort, ils le précipitèrent du haut de la roche Hyampée. Apollon, dit-on, irrité de ce meurtre, frappa leur pays de stérilité et l'affligea de maladies cruelles. Ils firent donc publier dans toutes les villes de la Grèce que quiconque voudrait avoir satisfaction de la mort d'Ésope pouvait se présenter, qu'ils se soumettraient à tout. Ce ne fut qu'à la troisième génération qu'il vint de Samos un certain Idmon, qui n'était nullement parent d'Ésope, mais qui descendait seulement de ceux qui l'avaient acheté dans cette ville. Les Delphiens lui firent la satisfaction qu'il exigea et furent délivrés des fléaux qu'ils éprouvaient.
 
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Temistocle trasforma Atene in una potenza navale ***

Plutarco si schiera qui in favore di Temistocle, difendendo la sua scelta di affrontare i Persiani via mare.

Ἀντὶ μονίμων ὁπλιτῶν, ὥς φησιν ὁ Πλάτων, ναυβάτας καὶ θαλασσίους ἐποίησε, καὶ διαβολὴν καθ' ἑαυτοῦ παρέσχεν, ὡς ἄρα Θεμιστοκλῆς τὸ δόρυ καὶ τὴν ἀσπίδα τῶν πολιτῶν παρελόμενος εἰς ὑπηρέσιον καὶ κώπην συνέστειλε τὸν Ἀθηναίων δῆμον. Ἔπραξε δὲ ταῦτα Μιλτιάδου κρατήσας ἀντιλέγοντος, ὡς ἱστορεῖ Στησίμβροτος. Εἰ μὲν δὴ τὴν ἀκρίβειαν καὶ τὸ καθαρὸν τοῦ πολιτεύματος ἔβλαψεν ἢ μὴ ταῦτα πράξας, ἔστω φιλοσοφώτερον ἐπισκοπεῖν· ὅτι δ' ἡ τότε σωτηρία τοῖς Ἕλλησιν ἐκ τῆς θαλάττης ὑπῆρξε καὶ τὴν Ἀθηναίων πόλιν καυθεῖσαν αὖθις ἀνέστησαν αἱ τριήρεις ἐκεῖναι, τά τ' ἄλλα καὶ Ξέρξης αὐτὸς ἐμαρτύρησε. Τῆς γὰρ πεζικῆς δυνάμεως ἀθραύστου διαμενούσης, ἔφυγε μετὰ τὴν τῶν νεῶν ἧτταν ὡς οὐκ ὢν ἀξιόμαχος, καὶ Μαρδόνιον ἐμποδὼν εἶναι τοῖς Ἕλλησι τῆς διώξεως μᾶλλον ἢ δουλωσόμενον αὐτοὺς ὡς ἐμοὶ δοκεῖ κατέλιπεν.

Plutarco, Vita di Temistocle 4-6

Traduzione:
Invece che soldati di terraferma, come dice Platone (1), fece (di loro) marinai ed uomini di mare, ed offrì l'occasione per una calunnia contro di lui, e cioè che Temistocle, tolti la lancia e lo scudo ai cittadini, aveva costretto [costrinse] il popolo ateniese al banco dei vogatori ed al remo. E ottenne queste cose vincendo (in assemblea) nonostante Milziade si opponesse, come racconta Stesimbroto (2). Se, facendo ciò, abbia danneggiato la serietà e la purezza delle istituzioni oppure no, lasciamolo giudicare ai filosofi [sia da indagare più filosoficamente]; ma che la salvezza di allora per i Greci sia venuta dal mare, e che quelle triremi abbiano di nuovo risollevato la città di Atene distrutta [bruciata], Serse stesso, fra gli altri, lo testimoniò. Infatti, sebbene le (sue) truppe di terra rimanessero intatte, dopo la sconfitta navale [delle navi] fuggì, convinto di non essere in grado di affrontare (i Greci), e lasciò Mardonio, a mio parere [come sembra a me] perché fosse di intralcio ai Greci nell'inseguimento [dell'inseguimento], più che per assoggettarli.

(1) Leggi 706c; (2) FGrH 107 F 2.
 
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Il grande Pan è morto **

Una voce misteriosa annuncia, durante una navigazione, la morte del dio Pan. L'episodio, rimasto inspiegato, è divenuto la metafora della fine della civiltà pagana.

Ἐπιθέρσης ἐμὸς πολίτης ἔφη ποτὲ πλέων εἰς Ἰταλίαν ἐπιβῆναι νεὼς, ἐμπορικὰ χρήματα καὶ συχνοὺς ἐπιβάτας ἀγούσης· ἑσπέρας δ᾽ ἤδη περὶ τὰς Ἐχινάδας νήσους ἀποσβῆναι τὸ πνεῦμα, καὶ τὴν ναῦν διαφερομένην πλησίον γενέσθαι Παξῶν· ἐγρηγορέναι δὲ τοὺς πλείστους, πολλοὺς δὲ καὶ πίνειν ἔτι δεδειπνηκότας· ἐξαίφνης δὲ φωνὴν ἀπὸ τῆς νήσου τῶν Παξῶν ἀκουσθῆναι, Θαμοῦν τινος βοῇ καλοῦντος, ὥστε θαυμάζειν. Ὁ δὲ Θαμοῦς Αἰγύπτιος ἦν κυβερνήτης οὐδὲ τῶν ἐμπλεόντων γνώριμος πολλοῖς ἀπ᾽ ὀνόματος. Δὶς μὲν οὖν κληθέντα σιωπῆσαι, τὸ δὲ τρίτον ὑπακοῦσαι τῷ καλοῦντι· κἀκεῖνον ἐπιτείνοντα τὴν φωνὴν εἰπεῖν· "Ὁπόταν γένῃ κατὰ τὸ Παλῶδες, ἀπάγγειλον ὅτι Πὰν ὁ μέγας τέθνηκε". Τοῦτ᾽ἀκούσαντας, ὁ Ἐπιθέρσης ἔφη πάντας ἐκπλαγῆναι. Ὡς οὖν ἐγένετο κατὰ τὸ Παλῶδες, τὸν Θαμοῦν πρὸς τὴν γῆν εἰπεῖν, ὥσπερ ἤκουσεν, ὅτι "Ὁ μέγας Πὰν τέθνηκεν." Οὐ φθῆναι δὲ παυσάμενον αὐτόν, καὶ γενέσθαι μέγαν οὐχ ἑνὸς ἀλλὰ πολλῶν στεναγμὸν ἅμα θαυμασμῷ μεμιγμένον. Οἷα δὲ πολλῶν ἀνθρώπων παρόντων, ταχὺ τὸν λόγον ἐν Ῥώμῃ σκεδασθῆναι.

Plutarco, De defectu oraculorum

Traduzione:

Epiterse, mio concittadino, (mi) raccontò che una volta, navigando verso l'Italia, si era imbarcato su una nave che trasportava merci e molti passeggeri: di sera, quando già (si trovavano) presso le isole Echinadi, il vento cadde di colpo, e la nave, trasportata (dalla corrente), giunse nei pressi di Paxo; la maggior parte (dei passeggeri) era sveglia, e molti, terminata la cena, stavano ancora bevendo; all’improvviso si sentì una voce dall’isola di Paxo, (come) di uno che chiamasse a gran voce Tamo, tanto che (tutti) restarono sbalorditi. (Questo) Tamo era un pilota egiziano, ma a molti dei passeggeri non era noto per nome. Per due volte, dunque, chiamato (dalla voce), lui stette zitto, ma alla terza rispose al chiamante; e quello, alzando il tono di voce, disse: “Quando sarai a Palode, annuncia che il grande Pan è morto”. Al sentire queste parole, Epiterse diceva che tutti restarono sbalorditi. Quando dunque arrivò a Palode, Tamo, gridò verso la terra, come aveva sentito (1): “Il grande Pan è morto”. Ed egli non aveva quasi finito (di dirlo) (2), che si levò un gran gemito, non di una (persona) sola, ma di molte, pieno di stupore [mescolato insieme a stupore]. E siccome (3) molti uomini erano presenti (al prodigio), ben presto la (sua) fama si sparse (4) per Roma.

(1) ὅτι interpuntivo: non si traduce (equivale ai nostri "due punti"); (2) φθάνω + participio predicativo, alla lettera "prevengo... nel fare qualcosa", si traduce in genere scambiando il participio con il verbo e trasformando quest'ultimo nell'avverbio "prima" (= "faccio qualcosa prima"). Spesso però, come in questo caso, significa "fare in tempo a fare qualcosa"; (3) οἷα conferisce a qualunque participio (qui è un genitivo assoluto) il valore di una causale oggettiva; il suo opposto è ὡς + participio (causale soggettiva); (4) da σκεδάννυμι.


Edited by Arianna… - 14/11/2014, 23:16
 
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