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Posts written by Cloud Strife

view post Posted: 4/10/2013, 01:41     Verifica di verbi greci - Grammatica
bello, prima devo riprendere gli studi perché quel poco che avevo appreso mi ha abbandonato, come diceva Girolamo a proposito della lingua ebraica :)
view post Posted: 26/9/2013, 22:20     Richieste di grammatica - Grammatica greca
CITAZIONE (Arianna… @ 7/10/2011, 17:53) 
Alt, alt, non fare confusione! ^_^

1) Non lo iota dopo l'alfa, ma lo iota ascritto, cioè la variante maiuscola dello iota sottoscritto, non va pronunciato. Si tratta di una pura convenzione grafica: sotto una maiuscola lo iota sottoscritto è molto brutto da vedere, per cui lo si scrive alla sua destra. Resta però quello che è, ossia uno iota sottoscritto: e come tale non si pronuncia.
Vediamo l'esempio che hai citato:
Ἅιδης
ha qualcosa di strano e "sospetto": infatti, come sai, in greco spirito ed accento si scrivono sul secondo elemento di un dittongo (ι), mentre qua sono scritti accanto al primo (Ἅ).
Questo significa che quello iota è MUTO: non si pronuncia.
Diremo perciò:
hàdes.
In tutti gli altri casi invece si pronuncia.
Nel caso che hai citato, la cui grafia corretta è οἰκίαι, abbiamo a che fare con un comunissimo dittongo; inoltre la parola è minuscola, per cui il problema non si pone proprio: nelle minuscole lo iota si può benissimo sottoscrivere!
Quindi:
οἰκίαι = oikìai
mentre
οἰκίᾳ = oikìa.

2) Il sigma in greco antico è sempre sordo, come in "sasso".
Naturalmente noi italiani, pur sforzandoci, facciamo un po' di fatica a pronunciarlo sempre così, specie se intervocalico...
Ma vabbè, è un errore veniale. ^_^

3) La pronuncia del theta come semplice t e del chi come c dura è accettabile in mancanza di meglio; dovresti, se ci riesci, farle seguire da una leggera aspirazione, come accade di norma nel dialetto calabrese.

4) E' vero che gli aristocratici romani usavano spesso il greco per parlare tra di loro, specie a partire dal I secolo a.C.: per esempio, nel carteggio tra Augusto e sua moglie Livia riportato da Svetonio, il princeps alterna disinvoltamente il greco al latino.

Se t'interessa, puoi ascoltare QUA la lettura di un brano di Platone.

purtroppo non posso accedere al brano...
view post Posted: 26/9/2013, 22:05     La Repubblica di Platone - Letteratura
interessante anche questo, solo che chiamarlo riassunto è un po' riduttivo, in realtà sembra una vera e propria analisi del testo.
view post Posted: 26/9/2013, 22:01     +1Paradigmi dei verbi latini - Grammatica latina
che idioti tutti quanti, capitano qui cercando su google sperando che vi sia lo scemo del villaggio che gli toglie le castagne dal fuoco, ma un po' di educazione.
view post Posted: 16/3/2013, 02:46     Dubbi grammaticali e di pronuncia - Grammatica latina
ho terminato di scrivere una tesi triennale, se ti va puoi darmi un parere ;)
view post Posted: 13/3/2013, 19:28     Dubbi grammaticali e di pronuncia - Grammatica latina
non ho fatto distinzioni sull'accento, la mia domanda riguardava solo il dittongo che nel caso della restituta non pone problemi, nella eccleasiastica sì. Quindi la pronuncia in ecclesiastica sarebbe diecèsis?
Quello che mi premeva era sul dittongo poiché, come ho scritto, se uso la restituta non si pone il problema (fermo restando l'accento che non è nella posizione che usiamo in ita), poiché pronuncerò sia O che E (e la C che diventa velare), ma per l'ecclesiastica cambia e devo dire che ero assolutamente convinto che non ci fosse un dittongo ma una O soltanto e che quindi la pronuncia fossa molto italianamente DIOCESIS.
view post Posted: 11/3/2013, 13:26     Dubbi grammaticali e di pronuncia - Grammatica latina
CITAZIONE (DanieleMi @ 21/12/2012, 20:10) 
Ciao a tutti, primaditutto espongo quello che penso sulla diatriba tra pronuncia Restituta e pronuncia ecclesiastica : per me la pronuncia tradizionale che ci viene insegnata solo qui da noi in Italia, quella ecclesiastica, è quella che piu' si avvicina al reale modo in cui veniva pronunciato il Latino in periodo classico ( ai tempi di Cesare e Cicerone) e probabilmente anche prima. La pronuncia restituta in realta', anche se sembra ammantarsi di un alone di scientificita' (che ad un esame piu' approfondito in realta' non ha) è stato semplicemente un tentativo condotto da studiosi del Nord Europa che : 1- volevano staccarsi dal potere temporale della chiesa cattolica e 2- volevano adattare il latino alle loro lingue di ramo germanico.

Una prima importante considerazione da fare è che la "C" e la "G" con suono dolce non sono presenti nelle lingue germaniche e in greco : il termine tedesco Kaiser è semplicemente il modo in cui le popolazioni germaniche pronunciavano il latino Caesar perchè , non conoscendo i suoni dolci della "C" non riuscivano a fare altrimenti (o con estrema difficolta') . Per andare a ricostruire come si pronunciava effettivamente a Roma la parola Caesar, bisogna vedere come si pronuncia la stessa in zone che hanno subito l'influsso latino (quindi Italia - Francia - Spagna....) e NON in zone dove il Latino non è attecchito, come in Germania.

Cicero,in latino, si pronunciava con la C dolce, Cicero appunto, e non Kikero ; Kikero è solo la trascrizione in Greco di una parola latina, e dato che in Greco la C dolce non esiste, non gli veniva di pronunciare Cicero, ma Kikero.

Non sto dicendo che tutte le regole fonetiche della Restituta siano errate, ma che è troppo invasa da un dogmatismo acritico, e che , anzichè basarsi su dati di fatto scientifici, molto spesso, tali dati, ad un'analisi approfondita, tanto scientifici non lo sono.

I dittonghi Ae e Oe , nella maggior parte dei casi si pronunciavano "e" tant'è che ci sono decine di parole che esistono nella doppia forma con dittongo sia "ae" che "oe" : per esempio Caelum - Coelum ; Caenum - Coenum ; Caenula - Coenula : se i dittonghi "ae" e "oe" in questi casi erano intercambiabili significava che il suono emesso era lo stesso , ossia "e" (altro esempio i termini Coena e Cena, in latino si trovano entrambi, vedasi dizionario Castiglioni-Mariotti).

Altra cosa non corretta della pronuncia Restituta è che il simbolo grafico V si pronunciasse sempre U : non è vero, il simbolo grafico V aveva 2 fonemi , quello corrispondente alla Vi-Vu e quello della U; tutti i nomi di citta'-persone inizianti con la V, erano di origine etrusca, e in etrusco il fonema Vi-Vu esisteva: quindi la citta' etrusca di VEII si pronunciava VEII (e non Ueii), il nome proprio di persona Valerius si pronunciava Valerius (e non Ualerius), la citta' Veruna lo stesso (essendo il toponimo di origine etrusca).

Poi chiaramente possono esserci le eccezioni, ma attenzio0ne a considerare la pronuncia restituta come il vangelo, perchè si rischierebbe di allontanarsi dalla Verita' ^_^

ah be', se ce la dici tu la verità ci crediamo di sicuro, diremo a stimati studiosi come Allen che ha passato la vita a ricostruire la fonetica di greco attico e latino classico che non hanno capito nulla, e devono chiedere a te, che forse c'eri, o hai avuto qualche visione attendibile non so, ma tu Sai, e tanto ci deve bastare.
Ma mi faccia il piacere!

Piuttosto, vorrei capire la pronuncia di dioecèsis. Se seguissimo il dittongo ecclesiastico sarebbe diecèsis, ma ciò contravverebbe alla parola italiana diòcesi. Per la restituta, che uso, non c'è problema, ma in ecclesiastica? E, perché in italiano abbiamo avuto uno slittamento dell'accento dal sapore greco?
view post Posted: 20/11/2012, 00:11     greco moderno -
Ciao hard, certo ma non ho mai detto di "conoscere il greco", sarebbe veramente una frase ridicola detta da me, ho detto che ho imparato i rudimenti dal punto di vista grammaticale, e so bene che un testo non preparato ad hoc mi sarebbe molto arduo, se non del tutto impossibile, da tradurre.
Quindi io non posso condividere il tuo pessimismo, ma ribadire la mia posizione che, per una persona che non ha avuto occasione o possibilità al tempo delle mele della propria adolescenza, con il rigoroso insegnamento quotidiano da parte di un docente preparato, purtroppo non ha molta scelta.
Anche io se potessi frequenterei lezioni quotidiane, ma anche così non è detto che la mia mente a 20 anni di differenza sia sufficiente elastica per poter assimilare certe nozioni come un liceale.
Ciò che ho voluto dire è diverso, e cioè che per tanti adulti che si affacciano solo in ritardo, ma che pure o per necessità o per "voluptas", lo fanno, assimil resta, a mio parere, l'ausilio migliore perché non hai bisogno di un insegnante.
Poi si può integrare in tanti modi, lezioni private se se ne ha la possibilità sono la cosa migliore, quelle pubbliche, se si trova in qualche università vicina ove si tengano, ovviamente l'acquisto di una grammatica tradizionale, se possibile le videolezioni (a me quelle di latino hanno aiutato tanto ad apprendere le basi molto prima del corso assimil che ho affrontato in scioltezza grazie a quella preparazione), e anche dopo tutto questo non potrai mai essere all'altezza di uno che ha fatto il liceo classico ed è stato almeno ad un livello sufficiente, e dico sufficiente per intendere quello, e non insufficiente con l'aiutino per promuoverlo (arianna capisci a me, come dicono a napoli).

Quindi le obiezioni, per come la vedo, hanno poco valore. Tu hai, hard, alternative, per uno che a differenza tua a 30 anni non sa neppure riconoscere le lettere dell'alfabeto greco e leggere "vocalmente" le parole, e che sia economica? Se ce l'hai la seguirò volentieri, ma non accetto come risposta quella, secondo me CRIMINALE, perché tendente a creare assurde caste culturali, tipo di Traina nel suo propedeutica al latino, in cui diceva che sarebbe meglio far studiare seriamente a pochi che un po' a tanti il latino (e credo intendesse anceh il greco a maggior ragione). Ossia non accetto che mi si dice semplicemente: ormai è troppo tardi, rinuncia. E perché dovrei, perché devo passare la vita alla catena o a sollevare cassette di frutta mentre un "classicista" deve poter proseguire senza troppi intoppi verso la luminosa strada della laurea, del phd, e poi della docenza?
No mi dispiace, già devo rinunciare a tutte quelle cose che non posso modificare, perché dipendono da altri, o dal fato, cui sono soggetti anche gli dei, ma non rientra nel mio vocabolario dover rinunciare a cose che dipendano da me.
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