| Cleobi e Bitone ** Il ricchissimo re della Lidia Creso, che ospita l'ateniese Solone nella sua reggia, gli chiede chi sia secondo lui l'uomo più fortunato della terra; del tutto inaspettatamente, Solone assegna il primato ad uno sconosciuto, un tal Tello. Indispettito, Creso gli domanda chi occupi il secondo posto...Ὡς δὲ τὰ κατὰ τὸν Τέλλον προετρέψατο ὁ Σόλων τὸν Κροῖσον εἴπας πολλά τε καὶ ὄλβια, ἐπειρώτα τίνα δεύτερον μετ' ἐκεῖνον ἴδοι, δοκέων πάγχυ δευτερεῖα γῶν οἴσεσθαι. Ὁ δὲ εἶπε· «Κλέοβίν τε καὶ Βίτωνα. Τούτοισι γὰρ ἐοῦσι γένος Ἀργείοισι βίος τε ἀρκέων ὑπῆν καὶ πρὸς τούτῳ ῥώμη σώματος τοιήδε· ἀεθλοφόροι τε ἀμφότεροι ὁμοίως ἦσαν, καὶ δὴ καὶ λέγεται ὅδε ὁ λόγος· ἐούσης ὁρτῆς τῇ Ἥρῃ τοῖσι Ἀργείοισι ἔδεε πάντως τὴν μητέρα αὐτῶν ζεύγεϊ κομισθῆναι ἐς τὸ ἱρόν, οἱ δέ σφι βόες ἐκ τοῦ ἀγροῦ οὐ παρεγίνοντο ἐν ὥρῃ· ἐκκληιόμενοι δὲ τῇ ὥρῃ οἱ νεηνίαι ὑποδύντες αὐτοὶ ὑπὸ τὴν ζεύγλην εἷλκον τὴν ἅμαξαν, ἐπὶ τῆς ἁμάξης δέ σφι ὠχέετο ἡ μήτηρ, σταδίους δὲ πέντε καὶ τεσσεράκοντα διακομίσαντες ἀπίκοντο ἐς τὸ ἱρόν. Ταῦτα δέ σφι ποιήσασι καὶ ὀφθεῖσι ὑπὸ τῆς πανηγύριος τελευτὴ τοῦ βίου ἀρίστη ἐπεγένετο, διέδεξέ τε ἐν τούτοισι ὁ θεὸς ὡς ἄμεινον εἴη ἀνθρώπῳ τεθνάναι μᾶλλον ἢ ζώειν. Ἀργεῖοι μὲν γὰρ περιστάντες ἐμακάριζον τῶν νεηνιέων τὴν ῥώμην, αἱ δὲ Ἀργεῖαι τὴν μητέρα αὐτῶν, οἵων τέκνων ἐκύρησε. Ἡ δὲ μήτηρ περιχαρὴς ἐοῦσα τῷ τε ἔργῳ καὶ τῇ φήμῃ, στᾶσα ἀντίον τοῦ ἀγάλματος εὔχετο Κλεόβι τε καὶ Βίτωνι τοῖσι ἑωυτῆς τέκνοισι, οἵ μιν ἐτίμησαν μεγάλως, τὴν θεὸν δοῦναι τὸ ἀνθρώπῳ τυχεῖν ἄριστόν ἐστι. Μετὰ ταύτην δὲ τὴν εὐχὴν ὡς ἔθυσάν τε καὶ εὐωχήθησαν, κατακοιμηθέντες ἐν αὐτῷ τῷ ἱρῷ οἱ νεηνίαι οὐκέτι ἀνέστησαν, ἀλλ' ἐν τέλεϊ τούτῳ ἔσχοντο. Ἀργεῖοι δέ σφεων εἰκόνας ποιησάμενοι ἀνέθεσαν ἐς Δελφοὺς ὡς ἀνδρῶν ἀρίστων γενομένων.» Erodoto Traduzione:Poiché Solone aveva provocato Creso raccontandogli le molte e fortunate vicende di Tello, (Creso) gli domandò [-ava] chi considerasse [vedesse] come secondo dopo di lui, convinto che avrebbe riportato di sicuro almeno il secondo posto. Ma egli (= Solone) disse: «Cleobi e Bitone. Costoro, che erano Argivi di stirpe, ebbero sempre di che vivere [a questi... era vita sufficiente], e oltre a ciò una forza fisica di tal genere: tutti e due erano allo stesso modo vincitori di gare atletiche, e (su di loro) tra l'altro si tramanda il seguente racconto: poiché ad Argo [per gli Argivi] c'era una festa (dedicata) a Era, era assolutamente necessario che la loro madre fosse portata al tempio con un carro, ma i loro buoi [i buoi per loro] non giungevano in tempo dal campo; allora, messi alle strette [chiusi fuori] dall'ora (tarda), i giovani, dopo essersi sistemati essi stessi sotto il giogo, tirarono il carro sul quale viaggiava la loro madre, e dopo aver percorso 45 stadi (= circa 8 km e mezzo) arrivarono fino al tempio. Dopo aver compiuto questo gesto ed essere stati ammirati da tutta la gente radunata per la festa, ebbero una fine nobilissima [ad essi, che avevano fatto queste cose ed erano stati visti da tutta l'adunanza, sopraggiunse una fine della vita nobilissima], e il dio mostrò in questo [queste cose] come per un uomo sia meglio essere morto che vivere. Infatti gli Argivi, stando intorno (a loro), dichiaravano beata la forza dei (due) giovani, le Argive invece la loro madre, (considerando) quali figli aveva avuto (1). E la madre, che era felicissima sia per il (loro) gesto che per la (buona) reputazione, postasi in piedi di fronte alla statua, pregò [-ava] la dea di concedere a Cleobi e Bitone, i suoi figli, che l'avevano onorata tanto, ciò che [τό] per un essere umano è la miglior cosa da ottenere [è meglio ottenere]. Dopo questa preghiera, dopo aver fatto i sacrifici ed aver partecipato al banchetto, messisi a dormire nel tempio stesso, i giovani non si risvegliarono più, ma rimasero così morti [si trattennero in questa morte]. E gli Argivi, dopo avere eretto loro delle statue [delle loro statue], (le) consacrarono [dedicarono] a Delfi, come si fa con i migliori fra gli uomini (2)".
(1) κυρέω + genitivo ha lo stesso significato di τυγχάνω + genitivo (= "ottenere"); (2) ὡς accompagna γενομένων: ὡς + participio (in questo caso genitivo assoluto) segnala una causale soggettiva o una comparativa ipotetica; qui si tratta certamente della prima, che si rende con perifrasi tipo "pensando che", "convinto/i che" e simili. Dunque: "convinti che fossero stati i migliori fra gli uomini". Un'altra possibilità è che il genitivo ἀνδρῶν ἀρίστων γενομένων si leghi ancora ad εἰκόνας; lett.: "come (statue) di uomini che erano stati ottimi". Edited by Arianna… - 22/3/2013, 00:32
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